Se Pedro Almodovar vedesse la messa in scena di “Tutto su mia madre” all’Elfo Puccini ne sarebbe entusiasta. Perché la trasposizione teatrale di quello che resta uno dei film più belli e struggenti del regista spagnolo (il testo di Samuel Adamson si basa sulla stessa sceneggiatura di Almodovar) fa leva su due punti cardine del suo Cinema: il gioco ad incastro finzione/realtà, che in questo caso si traduce nel doppio specchio “teatro nel teatro”, e l’oscillare tra melodramma e comicità, mostrando la tragedia grottesca delle cose.

Si ride e si piange con lo spettacolo diretto da Leo Muscato e interpretato da uno splendido gruppo di attrici, sicuramente uno dei lavori più intensi e riusciti di tutta la stagione teatrale milanese. Ci si commuove fino alle lacrime e d’improvviso irrompe l’irresistibile Agrado, che nell’interpretazione di un’entusiasmante Eva Robin’s riequilibra il tutto con una carica prorompente.
Cambi di scena rapidi, in puro taglio cinematografico (e gli sfondi proiettati su grande schermo, come il cartellone teatrale davanti a cui si consuma la tragedia, contribuiscono a questo continuo rimando al cinema), ritmano una storia di dolore di una madre che espia il silenzio sull’identità del padre al figlio ormai morto cercando una seconda occasione. Una storia potente di amicizia al femminile, che intreccia vicende diverse al limite dell’assurdo e che se già ci aveva commosso al cinema ora torna a toccarci sulle sue corde più diverse.

La scena si apre su una simulazione per la donazione di organi, simulazione che poi diventa realtà quando l’infermiera che l’aveva inscenata si trova a vivere lo stesso dramma alla morte del figlio. Siamo subito nel cuore del gioco realtà/finzione che è il motore e l’essenza di tutta la storia. “Un tram che si chiama desiderio” ha segnato la vita di Manuela. Ne rivediamo più e più volte una scena, dal retro del palco, nei momenti cruciali, e di fronte al pubblico un altro pubblico: gli stessi Manuela, Esteban, Rosa, Agrado che assistono estasiati allo spettacolo. E poi c’è il camerino di Huma, nella sua solitudine di diva, c’è il replicarsi della vicenda teatrale di Eva contro Eva (“All about Eve”, da cui nasce il titolo “Tutto su mia madre”), ci sono tra una scena e l’altra i siparietti di Agrado, che di autentico ha “i sentimenti e i litri di silicone”, e c’è lo splendido finale con “Nozze di sangue” che ancora ricorda a Manuela il suo incancellabile dramma. E tutto questo il Teatro ce lo racconta col Teatro.
Il racconto, poi, è tutto racchiuso, come in un flash onirico, nella rievocazione dello stesso Esteban, il ragazzo morto, (Alberto Onofrietti, che interpreta anche Lola) con il suo taccuino inconcluso per scrivere una storia sulla madre.
Elisabetta Pozzi è una magnifica Manuela intensa e vibrante, Alvia Reale porta in scena il fascino desolato di Huma Rojo, Eva Robin’s ha tutta l’esilarante energia provocatoria di Agrado, Silvia Giulia Mendola rappresenta l’ingenuo candore di Suor Rosa e Giovanna Mangiù rende con trasgressiva efficacia una Nina rabbiosa e perduta. “A tutte le attrici che hanno interpretato delle attrici” è la dedica dello spettacolo. La sfida più bella da vincere su un palcoscenico.

Gabriella Aguzzi
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