Un imperatore bambino reso folle dalla morte di Drusilla, adorata sorella e amante. La pazzia e  la violenza che si impossessano della sua mente, divorata dal dolore e dall’eccesso di potere. Una spirale sanguinaria che trascina nel baratro la sua corte, i più fidati consiglieri, le loro famiglie, una città intera. Corrado D’Elia porta al Teatro Litta di Milano uno dei suoi spettacoli più ispirati e visionari. Il riadattamento del “Caligola” di Albert Camus. Elegia della follia di un re, scatenata dalla perdita non solo dell’amore, ma della possibilità stessa dell’amore. E legittimata dal potere assoluto.

Accompagnato in scena da un ottimo cast, D’Elia ci propone una messa in scena raffinatissima e per molti versi geniale. Ci affascina con trovate sceniche suggestive tutte giocate sull’apparire e lo scomparire dei personaggi, sull’essere e il non essere più. Al centro della scena, una vasca piena di palle rosse. Rosse come il sangue che la follia di Caligola farà scorrere a fiumi, come la passione per Drusilla che continua a divorarlo, come la pazzia che annebbia la sua mente. Palle per giocare, per rievocare una dimensione infantile, poetica, ingenua, che riemerge a tratti nei deliri di Caligola, nei suoi improvvisi slanci di tenerezza, nella furente malinconia.

C’è anche posto per l’ironia che scivola presto nel dramma e per l’amore, che è araldo di morte. C’è tutto un mondo intorno a quest’anima ubriaca di poesia, carne viva esposta ai sentimenti, stralunata di malinconia, che brama sovvertire l’ordine naturale delle cose, sostituirsi agli dei, conquistare l’impossibile. E intanto la scena si affolla di fantasmi amati, odiati, temuti. Anime inesorabilmente strappate alla vita dai deliri di onnipotenza dell’imperatore.

In scena, accanto a D’Elia, Giovanna Rossi, Alessandro Castellucci, Andrea Bonati, Marco Brambilla, Cristina Caridi, Giovanni Carretti, Andrea Tibaldi, Gianni Quillico, Marco Rodio, Chiara Salvucci.

Bellissimo.

Fino al 24 gennaio.

Gloria Bondi
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