Un testo sul dolore, ma anche sulla vita. Sulla necessità di ricordare e sul dovere di onorare. “Neve” di e con Giovanni Betto, per la regia di Mirko Artuso, è il monologo che dal 2017 viaggia per  l’Italia, nei teatri e nelle scuole, e, partendo dalla storia familiare dell’autore, racconta di un dramma troppo poco ricordato, ma che ha cambiato la traiettoria di vita di così tante famiglie. Il nonno dell’autore fu infatti uno degli oltre 75.000 soldati italiani dispersi durante la disastrosa campagna di Russia. Decine di migliaia vite spente nel gelo di inverni spietati, svanite nel ghiaccio duro e inesorabile come cemento, cristallizzate in una giovinezza perenne, che ancora ci interroga con sguardo perplesso da foto in bianco e nero, scattate in occasioni speciali, con il vestito buono. Quel ragazzo, scomparso così lontano da casa, parla al nipote, che non ha mai conosciuto e che, per strana sorte astrale festeggia il compleanno nella stessa data in cui il nonno risultò disperso. Il nipote porta con sé il dolore della nonna e della mamma, che per tutta la vita hanno vissuto accanto ad una assenza. E vuole sapere. Esige risposte. Il nonno arriva per raccontare la sua storia. Parla da una distanza siderale, ma con un linguaggio e dei toni tanto vicini e familiari. L’Amore e il dolore viaggiano sulle rotte del tempo e arrivano fino a noi attraverso ricordi che forse sono veri o forse no. Ma non importa. Quel che conta è che quella voce accorata e struggente, che si esprime nel dialetto antico, familiare all’autore, arriva alla fine ad intonare un vero inno alla vita. Quella vita a cui tutti noi ci attacchiamo in modo istintivo, viscerale. La vita che è un dovere celebrare per tutti noi che siamo rimasti e che siamo “venuti dopo”, portando con noi i geni, le fattezze e i colori di chi da tanto tempo è solo un ricordo. La vita che vince sulla morte solo se abbiamo il coraggio di ricordare e di onorare. Ma soccombe se scegliamo di nascondere il lutto sotto il tappeto del silenzio, per paura di soffrire, evocando fantasmi. “Neve” è un testo bellissimo, struggente. Un testo in cui la Grande Storia resta sullo sfondo di un dolore privato, sommesso, eppure così grande. Non è un monologo sulla Guerra, ma è un monologo sul dolore, sulla morte e sulla vita. E’ una conversazione privata, eppure universale. Parla di un uomo e di tutti gli uomini del mondo. Quelli che ci hanno lasciato e quelli che sono rimasti, quelli che non c’erano e che vogliono sapere. In autunno riprenderà il suo viaggio per l’Italia. Sarà il 13 Novembre a Domegge di Cadore e poi a Vittorio Veneto. E’ possibile organizzare anche rappresentazioni ad hoc per scolaresche. Un’opportunità bellissima per condividere con i più giovani un messaggio tanto più importante e necessario oggi che quelle generazioni sono ormai scomparse e non resta più la loro voce a ricordare. Promo su: https://www.youtube.com/watch?v=dVrLrC1QEDw

 

Gloria Bondi
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