“Cosa succede quando muori è la domanda che ognuno di noi si pone, il più comune dei misteri. Mi piace credere che ci sia qualcosa oltre la vita, una continuazione di noi, un’energia che non viene distrutta”. A far parlare Peter Jackson dei misteri dell’Aldilà è l’uscita del suo ultimo – bellissimo – film che s’addentra, intenso e struggente eppure lieve, in un tema così delicato e profondo, riuscendo a dargli le sembianze di una fiaba e insieme ad assumere i toni cupi del thriller e a parlare veramente d’amore.
“Amabili Resti” nasce dallo splendido romanzo omonimo di Alice Sebold, narrato in prima persona dalla ragazza uccisa, imprigionata in un limbo tra Terra e Cielo dal quale assiste impotente alla sofferenza dei suoi cari e da cui si libererà lasciando andare i sentimenti terreni e il dolore che è in loro. “Sono rimasto attratto dal romanzo proprio perché era un soggetto difficile e parla di ciò che avviene dopo la morte. E’ la storia di una ragazza uccisa a 14 anni e la sfida è stato farne un film appassionante, incentrato sull’energia che emana da lei, che sopravvive in una forma differente. Ci ha offerto la chance di esplorare questo mondo e come la famiglia supera lo stato di shock e di orrore dopo la sua morte violenta continuando ad amarla”.

Ciò che sorprende nel romanzo è la voce fresca di Susie Salmon che guarda al suo mondo e ai suoi piccoli ricordi con occhi di ragazza, perdendone l’ingenuità, soffrendo i turbamenti di un’adolescenza da cui è stata strappata con la morte, la cui crescita è stata segnata dalla fine, eppure non ha perso la sua ironia. Un capolavoro di commozione senza sentimentalismi, agghiacciante nella naturalezza di un racconto quasi asettico. La genialità di Peter Jackson, che sa trasferire sullo schermo i lavori letterari più impossibili, lo ha trasformato in un film che parla allo stesso modo ai giovani, racconta gli stessi sentimenti, ne conserva lo strazio e la lievità, ma è potenziato dalla sua visionaria fantasia. L’Aldilà da cui Susie assiste alla vita che continua e cova il suo dolore impotente che da desiderio rabbioso di verità e vendetta si tramuta in affetto protettivo, diviene, nella sfrenata visione onirica di Jackson, una colorata “terra di mezzo” che mescola i più svariati mondi dell’immaginario di una ragazzina, un caleidoscopico tradursi di emozioni tragiche o gioiose. E Susie non può attraversarne i confini, picchiando contro l’invisibile vetro che la separa dal mondo dei mortali. Tre almeno i momenti che rasentano il capolavoro: la fuga in cui Susie si rende conto della propria morte, la scena delle navi nelle bottiglie di vetro (anche nel libro una delle pagine più struggenti, e qui il dolore del padre che manda in frantumi il lavoro paziente costruito insieme alla figlia perduta appare allo sguardo angosciato di Susie come un infrangersi gigantesco di navi) e la sequenza horror del gazebo inghiottito dalla terra mentre il padre avanza nel campo di granoturco per uccidere l’assassino.

Vi è tensione nel film di Peter Jackson, alcune sequenze, come quella della sorella Lindsey che si aggira nella casa dell’assassino, sono, dice il regista, ispirate ad Hitchcock, vi è la carrellata di ricordi che riassume, in apertura al film, la breve vita di Susie, scandita da ritmi musicali anni 70, vi è l’irruzione in una dimensione dalle tinte fantasy che si oppone all’introspezione intimista di una famiglia che attraversa una tragedia (non a caso l’altro bel film della Stagione, “A Single Man” tratta anch’esso del superamento di un lutto): vi è tutto fuorché grigiore. E vi è un grande cast, da un sensibile Mark Wahlberg a una strepitosa Susan Sarandon, nonna alcolizzata e vitale, a uno straordinario, viscido, Stanley Tucci “Volevamo che fosse anonimo, noioso, quasi patetico, un uomo che non si nota, non un Hannibal Lecter. Nella vita Stanley è un padre affettuoso, con tre figli, ed era terrorizzato dal ruolo, ma da vero attore è diventato quel personaggio. E Susan è esattamente come la vedete nel film”. Sensibilissima la prova della giovanissima Saoirse Ronan, il cui sguardo dolente confuso alla dolcezza del sorriso è l’anima del film “Era difficile tornare agli 70, i ragazzi giovani si muovono in maniera moderna. Ma Saoirse è stata meravigliosa e potente”.
Dopo il tour per presentarlo (abbiamo incontrato Peter Jackson lo scorso dicembre a Roma) finalmente il film esce anche nelle sale italiane. Correte a vederlo, abbandonatevi alle emozioni che vi regalerà, facendo tesoro del monito di Peter Jackson “Quando mostri scene fantastiche devi farlo in maniera realistica, come per le battaglie del Signore degli Anelli.  E’ molto importante nei film con elementi fantastici credere che sia tutto vero e anche il regista deve crederci. Se chiedi al pubblico di seguirti devi aiutarli a credere in ciò che racconti”.

Gabriella Aguzzi
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