Gli ultimi sei giorni di coma di Eluana Englaro. Un senatore è in dubbio se votare o meno per una legge che va contro alla sua coscienza, andando definitivamente contro alla disciplina politica del partito cui appartiene. Sua figlia, Maria, nel frattempo prega e manifesta per il diritto alla vita, davanti all’ospedale dove è ricoverata Eluana.
Roberto, “laico”, si innamora di lei. Mentre un’attrice affermata, altrove, spera che la figlia guarisca miracolosamente ed esca dal suo stato vegetativo.
“Il film nasce da una fortissima emozione (e stupore) per la morte di Eluana Englaro”, dichiara il regista Marco Bellocchio “provo solidarietà e ammirazione per il padre. Questa partecipazione così partigiana rischiava di limitare però la mia immaginazione. Ho sentito allora che era necessario dilatare l’orizzonte, allungare lo sguardo nel tempo. Senza Eluana che muore non ci sarebbe Bella Addormentata, che si risveglia. Non c’è nel film il pregiudizio, il partito preso, certo non è un film imparziale, ma è sincero e per nulla ideologico.”
“Durante il nostro primo incontro, Bellocchio ci raccontò che l’idea del progetto era nata da un dialogo con la figlia, rimasta profondamente turbata dalla vicenda di Englaro” ammette Tozzi, il produttore del film “quella sofferente “bella addormentata” aveva posto per la prima volta la figlia adolescente e il paese intero dinanzi a domande eticamente complesse, come la definizione dei confini del libero arbitrio rispetto alla cessazione della vita”. “I suoi ultimi giorni di vita”, continua Tozzi “nel febbraio 2009 sono stati, infatti, oggetto di un’insistita occupazione mediatica, con giornali e televisioni pronti a registrare ogni palpito del dramma e ogni inevitabile scontro tra frange laiche e frange cattoliche. Da qui la scelta di fare le cornice del film: la tv come metronomo dell’esistenza dei nostri personaggi, che si ritrovano improvvisamente a fare i conti con i nodi irrisolti della loro vita, costretti loro malgrado a un risveglio esistenziale.
“Due sono i grandi temi con cui si misura il film: il valore della vita; il momento in cui la vita non è più. Il primo è un tema eterno, il secondo è odierno. La posizione del film sul valore della vita appare assoluta: va difesa sempre, anche contro chi non la vuole più e desidera privarsene. In questo senso il sì alla vita sembra porsi anche contro l’eutanasia, come scelta di rinuncia alla vita da parte di chi ha vita. Il secondo tema (la cessazione della vita) è odierno perché è posto dalla tecnica. Nella responsabilità dell’uomo di oggi ricade anche la decisione di definire il momento “tecnico” del passaggio dalla vita alla morte”.
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