E’ di scena al Teatro Carcano di Milano fino al 14 febbraio 2016 l’atto unico “Uno sguardo dal ponte”. Il dramma di Arthur Miller è un caposaldo della drammaturgia novecentesca e istintivamente porta lo spettatore al confronto con le grandi trasposizioni del passato, non ultima la riduzione cinematografica di Sidney Lumet del ’62 con l’interpretazione di Raf Vallone.
La storia è calata nel grigiore della Brooklyn anni ’50, tra le mura domestiche di immigrati italiani. Tutto il dramma ruota intorno alla figura di Eddie Carbone, portuale italo-americano, che vive con la moglie Beatrice e la nipote Cathrine. Il capofamiglia profonde tutti i suoi sforzi per il futuro agiato della sua adorata nipote, ma il suo istinto paterno e protettivo assume via via i contorni di una morbosa attrazione nei confronti di Cate fino a sfociare in una assillante ossessione. Il suo incubo si manifesta quando arrivano i cugini Rodolfo e Marco: tra Rodolfo e Cate nasce un sentimento che Eddie vive come uno stato d’assedio. La sua casa, infatti, ricorda molto da vicino un ring, dove le discussioni tra i personaggi alludono più che metaforicamente ad un incontro di boxe, che si articola in numerosi round.
La scelta registica chiama in causa direttamente il cinema americano, per il realismo con cui descrive la vicenda, per l’uso delle luci dall’evidente taglio cinematografico, per i costumi che calano lo spettatore nell’atmosfera newyorkese di quegli anni. Inoltre l’escamotage del flashback narrato da un personaggio esterno alla storia (l’avvocato interpretato da Roberto Negri) richiama l’utilizzo della voce off cinematografica. A questo si aggiunge anche lo sfondo panoramico che ricorda il cinemascope: l’orizzonte visivo che si staglia davanti allo spettatore sembra suggerire una analogia con l’orizzonte del desiderio degli immigrati di entrare a far parte del sogno americano.
Perfettamente calato nei panni di Eddie, Sebastiano Somma restituisce un’interpretazione verosimile e convincente, mai sopra le righe. Somma è magistrale nel far rivivere il conflitto interiore del personaggio, sempre in bilico tra rabbia cieca e volontà di controllo e nondimeno suscitando un moto di pietà nei confronti del protagonista. Intorno a lui si muove come un congegno oliato l’intero cast, la cui recitazione risponde perfettamente al ritmo scandito da Somma. Va sottolineata la prova dei due giovanissimi attori che si destreggiano brillantemente nei difficili panni di Cate e Rodolfo. “Uno sguardo dal ponte” è profondamente attuale nel riproporre i temi dell’immigrazione e del conflitto d’identità, che si esplicita nel contrasto tra le radici e la cultura di un popolo e la difficoltà ad ambientarsi in una nuova realtà.
Valentina Giordano e Luigi Metropoli
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