Una casa, una moglie due figli. Una macchina, un lavoro. Il capo. I colleghi. Tutto perfetto. Un quadro dai colori giusti, quelli che ci devono essere. Una vita sensata. Organizzata. In cui tutto è al suo posto. Così si racconta, all’inizio, il protagonista di “Così tanta bellezza”, il nuovo lavoro scritto, diretto e interpretato da Corrado Accordino in scena in questi giorni al Teatro Libero di Milano.

Ma siamo proprio sicuri che sia tutto così a posto? Che in quella scatola perfetta ci sia davvero la felicità? Cosa succederebbe se una sera come tante altre ti venisse voglia di metterti a ballare per la strada? E se l’anziana vicina –  mille volte incontrata e mille volte asetticamente salutata – per caso  ti vedesse? E se tu per una volta non avessi voglia di salutarla come al solito, ma ti sentissi interessato alla sua vita, a come è stata da giovane, a quelle orchidee bianche bellissime che tiene sui davanzali … E volessi dirle che anche lei è bellissima?

Corrado Accordino affonda il coltello nella superficie di un’esistenza socialmente  ineccepibile, formalmente perfetta per scoprire quanta mancanza di senso si possa nascondere tra i colori di quel quadro che il protagonista si ostina a preservare sentendosi “giusto” e fortunato. Sentendosi “a posto”.

Ma la vera bellezza – scopriamo – è altrove. «Non la bellezza delle copertine, dei tacchi o dei trucchi alla moda – spiega –   non la bellezza di chi sa parlare bene e di chi vuole piacere a tutti i costi, non la bellezza che brilla di diamanti, di feste e di brindisi vivaci, non queste forme di bellezza così evidenti, così appariscenti, così deludenti. Raccontare invece la bellezza accecante e devastatrice che anima la vita. La bellezza che non t’aspettavi, che ispira e confonde gli uomini, che sposta il tuo punto di vista dagli occhi al fegato. La bellezza come atto di resistenza poetica. L’ispirazione dell’ultima utopia, che non salverà la forma del mondo ma ne svelerà i suoi segreti.»

E allora, nel bellissimo monologo di Accordino, seguiamo il protagonista – che non è altro che un uomo qualunque, uno come tutti noi – in una singolare presa di coscienza. Dopo aver magnificato un mondo in cui tutto è a posto, in ordine, così come deve essere, capisce e confessa che la moglie perfetta lui non la ama più. Che i figli – loro sì – li ama, ma … li vorrebbe diversi. Che il capo è insopportabile e che a lui di andare a fare il corso di teatro con i colleghi non gliene importa nulla.

Perché la bellezza non è nel fare quel che gli altri si aspettano. Non è nel decoroso, nel “giusto”. E non è nell’omologazione. A volte si nasconde nell’improvvisare, nell’essere diversi, nello stare fuori dal coro, nel pensare nuovi pensieri, nel coltivare sogni differenti. Essere “scorretti” per essere liberi. Avere il coraggio di andare controcorrente, chiamarsi fuori dalle regole del decoro sociale. Rovesciarle. Scontentare gli altri per salvare se stessi. Perché nella libertà c’è la vera bellezza. Così tanta che non potete immaginare.

Bellissimo. Fino al 14 febbraio.

Gloria Bondi
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