A chiudere la stagione del Teatro San Paolo sarà la nuova produzione della compagnia dei borghi “ L’isola degli schiavi” da Marivaux, in scena dal 15 maggio al 9 giugno, che nella versione della regista Ester Cantoni diventa una pièce con musiche, interpretata dalla stessa Ester Cantoni, da Patrizia Grossi, Marco Cavallaro, Giuseppe Renzo e Cristina Golotta.
Musiche originali di Bruno Ilariuzzi, movimenti coreografici di Andrea Spina.
Rappresentata per la prima volta a Parigi nel 1725, può essere considerata a pieno diritto un capolavoro di comicità, di puro gusto settecentesco.
L’opera racconta le disavventure di una coppia di padroni Ificrate ed Eufrosina, e dei loro rispettivi servi, Arlecchino e Cleantina, scampati miracolosamente a un naufragio, che si ritrovano su un‘isola con regole alquanto bizzarre: l’ordine delle classi sociali è invertito, sono i servi a comandare ed i padroni ad obbedire.
Tra risate, crudele sarcasmo, dialoghi brillanti, piccole tragedie e scambi di ruoli, il pubblico si troverà coinvolto in una pazzesca, divertente e magica avventura, che non mancherà di aprire numerosi spunti di riflessione sul vero animo umano e su i suoi condizionamenti sociali.
Note di regia
L’isola degli schiavi è un straordinario, commovente percorso di umanità. In Italia ci aveva pensato Giorgio Strehler nel ’94 a far scoprire una delle opere più lungimiranti del drammaturgo francese, che per me rappresenta un maestro supremo, fu dopo la sua “isola” che promisi a me stessa che prima o poi un giorno…..
Ho lasciato tutto il ‘700 di Marivaux con la perfezione del suo meccanismo narrativo, il ritmo del suo recitativo, il suo continuo gioco di teatro nel teatro, e naturalmente la sua musicalità. Per me l’autore francese è sinonimo di musica e ho arricchito lo spettacolo di momenti musicali. Quest’opera mi ha letteralmente folgorato per la sua attualità, intelligenza e profondità: è una commedia all’insegna del rispetto umano, della ragionevolezza, della solidarietà e soprattutto della democrazia. E sotto i vari mascheramenti, le battute graffianti e i giochi di ruolo, si ride tantissimo ma allo stesso tempo si riflette sulla nostra condizione di uomini. Uomini all’interno di una società, di una Repubblica nella quale i ruoli sociali non devono dividerci, sono solo vestiti da indossare, ma unirci, completarci sempre nel rispetto reciproco senza soprusi, vendette, arroganze e furberie: siamo tutti nella stessa Isola.
E’ una grande soddisfazione per me portare in scena un testo così poco conosciuto e rappresentato in Italia: una promessa che avevo fatto a me stessa.
Fonte: Ufficio Stampa Valeria Buffoni
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