Se si mescola insieme la magia della musica, del teatro e delle favole, soprattutto quella targata Disney, non può che uscire un’opera originale, ma se si aggiunge il tocco delicato e leggero, sensibile e romantico tipico della celebre Compagnia della Rancia…ecco un capolavoro, uno spettacolo dal successo sicuro. E’ questo il caso di “Pinocchio”, nato dalla penna dello scrittore italiano Carlo Lorenzini (1826-1890 Firenze), al secolo Collodi, pubblicato a puntate nel 1881 sul “Giornale per i bambini”, noto in tutto il mondo anche grazie alla versione cinematografica di Walt Disney. Ora la favola sale sul palcoscenico diventando un musical di successo, in scena ovviamente nel famoso tempio del musical di Roma: il teatro Sistina. E’ un capolavoro che ha visto il suo debutto nel marzo del 2003 ed ha raccolto un grande numero di consensi, tanto da essere definito “La più grande produzione italiana di sempre”, grazie alla poesia dei burattini, all’allegria di personaggi come il Gatto e la Volpe, al ritmo esplosivo e toccante delle musiche. Ora, dopo essere andato in scena all’Opera Theatre dell’Arts Center di Seoul nella sua lingua originale lo scorso agosto, arriva sul magico palcoscenico del Sistina, calcato da sempre dai grandi della storia del varietà italiano e del musical con un allestimento degno di un colossal di Broadway. E’ uno spettacolo commovente e divertente adatto ai grandi e ai piccini, per famiglie, dove sono i buoni sentimenti a trionfare. Questo “Pinocchio” è riscritto da Pierluigi Ronchetti e Saverio Marconi, che insieme a Stefano D’Orazio e Valerio Negrini rielaborano le musiche di Dodi Battaglia, Red Canzian e Roby Facchinetti dei Pooh.
Tutti conoscono la favola del burattino di legno, cui si allunga il naso quando dice bugie, ma il musical, pur rispettando la storia, cerca di vivacizzarla, modernizzarla apportando qualche modifica qua e là, cercando di creare un dialogo non solo con i bambini, ma anche con gli adulti, nel parlare dell’importanza della famiglia e del ruolo dei genitori. Non è più quindi la vita solo di Pinocchio ad interessare il regista Saverio Marconi, ma anche quella del padre Geppetto, che si trova a dover educare un bimbo un po’ scavezzacollo. Geppetto è un uomo in carne ed ossa che ama suo figlio e farebbe di tutto per vederlo felice e proteggerlo dal mondo, un uomo che vede il figlio crescere e volare via, un uomo e come tutti gli uomini necessita di una compagna, in questo caso Angela ( che è il nome della madre di Collodi). E, come nel libro originale, anche qui ci sono numerosi messaggi adatti sia ai bambini che agli adulti, come quello dell’importanza del ruolo della famiglia, del rapporto e del dialogo fra i genitori e i figli e dell’amore di un genitore per il proprio figlio. A vestire i panni di Pinocchio è Manuel Frattini, che emoziona e diverte il pubblico grazie alle sue grandi abilità canore e di danza, con le coreografie di Fabrizio Angelini. Insieme a Frattini, l’eccezionale cast è composto da Pierpaolo Lopatriello qui nel ruolo di Geppetto, Simona Rodano che veste i panni di Angela, Fabrizio Checcacci e Silvia Di Stefano, rispettivamente il Gatto e la Volpe, Angelo Di Figlia è il terribile Lucignolo, Daniela Pobega è la dolce fata Turchina, Andrea Verzicco è il simpatico Grillo Parlante, Raffaele Latagliata veste i panni sia di Mangiafuoco che del terribile Direttore del Circo del Paese dei Balocchi e Silvia Querci è infine la madre di Lucignolo.
Personaggi vecchi e nuovi si muovono, danzano, cantano, commuovono gli spettatori e incantano il pubblico dei bambini presenti in sala, grazie a cambi veloci delle scenografie realistiche e affascinanti che mostrano a volte la bottega di Geppetto o la sua casa, e a volte la foresta o il Paese dei Balocchi. Le scenografie sono realizzate con pochi elementi, gli ambienti sono caratterizzati e vivacizzati anche dalle eccezionali coreografie, una fra tutte è quella del mare, dove ballerini vestiti con abiti dai surreali colori marini interpretano i movimenti delle alghe mosse dalla marea o dei pesci che vivono nelle profondità.
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Regia: Pierluigi Ronchetti e Saverio Marconi
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