Un salotto borghese come tanti altri. Una coppia di sposi al termine di una cena. Conversazione di ordinanza. O forse no. Perché a scriverla è Eugène Ionesco, il genio dell’assurdo, il drammaturgo che nel 1950, con la prima rappresentazione de “La cantatrice calva” diede vita ad un nuovo modo di fare teatro.
Un teatro, il suo, in cui il non-sense e la banalità estrema del linguaggio assurgono ad arte e il pubblico viene travolto da un vortice concettuale e linguistico che disorienta e meraviglia. In questi giorni la compagnia Cinque Anelli propone al Teatro Argot Studio di Roma, proprio la prima commedia di Ionesco per la regia di Giancarlo Fares. Una messa in scena dinamica, piena di idee e di ritmo, vitale, energetica, che nasce dall’incontro tra la vena creativa del regista e l’ottimo lavoro degli attori, evidentemente frutto di una approfondita ricerca sul testo e sul gesto. Ricerca indispensabile a creare uno spazio e una struttura drammaturgica in cui l’assurdo venga contenuto e al tempo stesso trovi giusta e libera espressione. Un equilibrio (quasi) perfetto. Ottime tutte le interpretazioni, da citare rigorosamente: Claudia Campagnola, Stefano Thermes, Fabio Galadini, Sara Greco Valerio, Riccardo Bàrbera e Vania Venuti. Non perdetelo. Fino al 4 marzo.
Gloria Bondi
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