Il mondo visto attraverso l’obiettivo di un grande fotografo, esplorato nella sua immensa varietà da un uomo affamato di conoscenza. Quasi un moderno Ulisse, destinato dalla sua stessa natura a viaggiare verso orizzonti mai abbastanza lontani e a documentare per noi ciò che i suoi occhi vedono. Instancabilmente.

 

“Il sale della terra”, diretto da Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado è un monumentale documentario sulla vita e l’opera di Sebastião Salgado. Ispirato dalla straordinaria forza visiva di immagini scattate in 26 diversi Paesi, questo docu-film è una potentissima esperienza estetica, lirica ed emotiva.

Il fotografo – apprendiamo – è colui che scrive con la luce. E questo racconto ha appunto il sapore epico di un’epopea di altri tempi, ma al tempo stesso brutalmente contemporanea. Nato nel 1944 ad Aimorés, nello stato di Minas Gerais, da cui parte ancora adolescente, Salgado rinuncia molto presto alle sicurezze di una esistenza borghese e convenzionale per abbracciare il suo sogno più grande e onorare il suo immenso talento nel raccontare attraverso le immagini. Al suo fianco, una straordinaria Penelope – sua moglie Lélia Wanick Salgado – che è anche mente e anima di ogni progetto, curatrice delle sue mostre, compagna di una vita negli affetti e nel lavoro.

Ed è proprio grazie a questo connubio che la monumentale opera di Salgado ha visto la luce e ha potuto viaggiare nel mondo e per il mondo. Davanti ai nostri occhi scorrono immagini sconvolgenti nella assoluta semplicità del bianco e nero. Si comincia in Brasile con i minatori della più grande miniera d’oro a cielo aperto, sconcertante girone dantesco, monumento all’avidità e alla disperazione umana. E poi le colonne di esuli in fuga da massacri, genocidi, guerre. I morti di fame e di colera, ricomposti dalla pietà dei parenti o ammassati in cataste come mosche senza più nome e identità. I pozzi petroliferi in fiamme che per interi  giorni e intere notti cancellarono il cielo in Kwait e i canadesi che dall’altra parte del mondo arrivarono a spegnere le fiamme. I massacri e le guerre, gli operai e le fabbriche abbandonate come corazzate adagiate sul fondo silenzioso degli oceani. E infine “Genesis”, l’ultima fatica, un’ode appassionata alla bellezza del nostro pianeta e della stessa razza umana, che è il “sale della Terra”, così come era alle origini di tutto. Prima di tutto.

Una esperienza da non perdere.

 

Gloria Bondi
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