“Colei che hai perduto sarà in ogni nota che uscirà dalle tue dita”. Teheran, 1958. Nasser Ali è stato il miglior violinista del suo tempo perché con la sua musica è riuscito a “catturare il sospiro della vita”. Ma la vita, quella vera, richiede coraggio e determinazione. Doti che Nasser, sensibile e sognatore, forse non possiede nella giusta misura. Così rinuncia al suo grande amore impossibile per la bella Irâne e sposa, per convenienza e pressioni familiari, la perseverante, ma non amata, Faranguisse.

E lascia che la vita scorra, per anni e anni, trascinandolo lontano dai successi del suo passato da concertista, in una routine borghese costellata dai litigi familiari e dai goffi tentativi di essere un buon padre. Tutto questo fino al giorno in cui la moglie, in uno scatto d’ira, distrugge il suo Stradivari, dono dell’indimenticato maestro. E Nasser decide di morire. Dopo il successo di Persepolis, Marjane Satrapi torna nelle sale assieme al suo compagno, Vincent Paronnaud. E lo fa per proporre una favola triste, di incredibile eleganza e struggente delicatezza. Una favola che ci porta in un’epoca dimenticata. Quando Teheran, con i suoi bistrot, le sue strade, i suoi antiquari,  gareggiava in fascino e bellezza con le grandi capitali europee e il tempo scorreva lieve nelle case eleganti, nella molle decadenza degli antichi cortili, negli occhi delle donne, raffinate come parigine e dalla bellezza misteriosa e sfuggente, senza rivali.  La ricercatezza della fotografia e delle immagini fa da cornice ad un cast perfetto: dal protagonista Mathieu Amalric alle brave Golshifteh Farahani e Maria de Medeiros, fino ad una inattesa Isabella Rossellini. Quando Nasser comprende che nessuno strumento potrà mai sostituire il “suo” violino e che la gioia della musica gli è negata per sempre, decide di farla finita e si dà otto giorni di tempo. Nella settimana che lo separa dall’incontro fatale con Azrael, l’angelo della morte, solo, nella penombra della sua stanza, il musicista ripercorre tutta la sua vita in un lunghissimo sogno pieno di poesia, percorso da un filo di sofisticata ironia e popolato da indimenticabili personaggi. Sottinteso fil rouge è ancora una volta il tema della nostalgia e dell’esilio. Un esilio, stavolta, lontano dalla politica e dalla stretta attualità, ma non per questo meno struggente e universale. E’ l’esilio del cuore e dell’anima. Quello che tutti sperimentiamo almeno una volta, quando la vita e le circostanze ci separano da chi amiamo. E lentamente ci uccidono. Come succede a Nasser.

Da non perdere.

Gloria Bondi

 

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