Si reca dove i profughi cercano asilo, condividendo con loro momenti quotidiani, spiando le loro abitudini, il loro mondo provvisorio. Li intervista, ripercorre la loro tragedia, li avvicina pur non potendoli comprendere appieno. In questo cammino, con spirito di carità e con grande onestà umana, tenta di accogliere l’altro, il diverso, di farsi accogliere a sua volta. Nel tentativo di guardare i loro volti da vicino, i loro occhi (che rivelano una tristezza che commuove), di mettere in scena il loro calvario e l’ultima cena in un luogo abbandonato da un dio qualsiasi, il regista compie l’unico atto d’amore possibile in una società come quella in cui viviamo, dove spesso chiudiamo gli occhi per non voler amare.
“Ho trovato in loro degli attori straordinari”, spiega Delbono “se attore vuol dire quasi un officiante, qualcuno che essenzialmente si confronta col mistero della vita e della morte, col mistero dell’uomo, con la violenza, la tenerezza, la durezza, la forza, la fragilità. Questa è stata la cosa principale che mi ha fatto seguire questo cammino, la scoperta in queste persone di una rara capacità comunicativa. Persone che normalmente percepiamo o come intrusi, invasori dei nostri spazi, o al limite come delle persone “poverine” da aiutare. Qui no, ho trovato qualcos’altro. Qualcosa che scoprivo giorno dopo giorno. Per questo sono stato lì, andavo, tornavo, dormivo spesso in quel luogo. Ho ascoltato le loro storie per lungo tempo senza mai filmare, anche perché mi sembrava un atto di violenza voler rubare qualcosa a loro per il “mio” film.
E in questo incontro mi sono reso conto che loro sono ignoranti del nostro mondo e noi del loro. Non ci conosciamo. Passando del tempo in mezzo a loro avevo creato un rituale di comunicazione, silenzioso. C’eravamo forse spogliati, un po’, delle nostre certezze. Credo che questo sia stato il Vangelo. Un incontro.
Guardo Le sette opere di misericordia di Caravaggio, dove ci sono tutte queste persone insieme, così diverse tra loro ma tutte in uno stesso vicolo, nella stessa zona d’ombra, e ognuno compie un suo atto di misericordia.
Ecco, è un po’ quello che penso, siamo tutti insieme, non possiamo fare a meno di stare con queste persone, e di provare a trovare un cammino insieme in questa nostra zona d’ombra. In questo tempo ombroso, dove non è chiaro chi deve aiutare chi.
E chissà, forse alla fine il messaggio profondo di quel Cristo, scorporato da tutte le morali, le ideologie, i fanatismi, le menzogne, in questo incontro con loro ho ripreso per me una verità”.
Regia, soggetto, sceneggiatura: Pippo Delbono
Montaggio: Leonardo Ottaviani, Francesca Catricalà
Musiche: Piero Corso, Antoine Bataille, Enzo Avitabile, Petra Magoni, Ilaria Fantin, Nicola Toscano
Durata: 85’
Distribuzione italiana: I Wonder Pictures
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