Uno studio televisivo, un giornalista famoso che intervista un’altrettanto famosa soubrette. Del primo sentiamo solo la voce, mentre lei, Laura Prete, seduta su un alto sgabello, racconta la sua storia. Poi alla fine estrae una pistola dalla borsa e spara al conduttore. E da quello sparo tutto ricomincia. Perché la storia di Laura, la stessa storia e gli stessi fatti, si possono raccontare anche in un altro modo e poi in un altro ancora.
“Questa sono io” è l’adattamento teatrale, curato da Corrado D’Elia, di un romanzo di Federico Guerri, in scena al Teatro Libero di Milano per la regia di Alessandro Castellucci e l’interpretazione di Monica Faggiani.
<<Quando, due anni fa, ho letto il libro di Federico Guerri – racconta l’attrice – mi sono innamorata di Laura Prete, che non è quello che si vede e che sembra. E’ un personaggio che ha tre anime e ognuno di noi sceglie con quale delle tre colludere. Le tre Laure sono diverse nel tono di voce, nel modo di parlare, di muoversi, di essere. La prima coincide con la facciata che vediamo quando accendiamo la TV: una ex ragazza di provincia, semplice e un po’ ingenua, che è divenuta star e può dire di avercela fatta. Dopo aver raggiunto il grande successo si è ritirata, proprio nel momento di maggior splendore, e ha fondato la BES, scuola per la Bellezza, l’Eleganza e lo Spettacolo. Nella seconda parte tutto cambia. E’ il momento della confessione, ma priva di giudizio e di autocommiserazione. E’ diretta, feroce, dura e struggente. Laura racconta quello che c’è dietro le quinte senza risparmiarci i particolari più scabrosi. Quello che mi colpisce è che lei dice di non aver avuto scelta. Era una ragazzina di provincia che ha sognato davanti alla televisione ed è rimasta stritolata dall’ingranaggio, mentre il limite di quello che era disposta a fare per ottenere una parte, uno spazio, un titolo si spostava sempre più in là>>. La terza parte è la più sconcertante e anche la più potente. Come in un immaginario video gioco entriamo nella testa di Laura. Ed è una testa lucida, spietata, geniale. Potrebbe essere una nuova Nikita, alle prese con un piano perfetto. <<Questa Laura – spiega ancora Monica Faggiani – è quella che ci racconta cosa c’è dietro, ancora più in profondità. Una bambina geniale che capisce di esserlo quando osserva i vecchi del suo paese giocare a scacchi e riesce a prevedere le loro mosse. Allora fa finta di essere normale e architetta un piano per destabilizzare i centri del potere che vogliono la donna solo vittima, succube del sistema. Eppure non è un testo di denuncia. C’è tutto quello che sappiamo essere dietro il mondo dello spettacolo, della TV, dei reality e dei concorsi di bellezza, ma raccontato in modo oggettivo, lucido come in un reportage. Io ho letto il libro di Guerri come un noir al contrario, nel quale si sa fin dall’inizio chi è il colpevole, ma non se ne conosce il movente >>.
Il testo è sorprendente e viene assolutamente valorizzato dalla bravura dell’interprete, straordinaria nel passare da un registro all’altro, costruire tre personaggi così diversi eppure tutti incredibilmente convincenti. La regia di Alessandro Castellucci le crea intorno un contesto perfetto e perfettamente studiato nei minimi dettagli.
<<E’ un testo che mi ha colto di sorpresa – racconta il regista – La storia è costruita come una successione di gironi danteschi. La sfida è quella di catapultare il pubblico all’inferno senza che se ne renda conto. Pubblico che all’inizio viene anche chiamato in causa, “costretto” ad applaudire a comando una soubrette eccessiva, quasi fastidiosa con il suo accento marcato e la maleducazione con cui nelle pause tratta i tecnici. Eppure il passato di Laura è un passato di purezza. Poi, quasi a tradimento lo spettatore viene portato altrove anche se lei resta sempre immobile sulla sua sedia al centro di un immaginario caleidoscopio. Tutto cambia e lei ci racconta come è andata veramente>>.
Ascoltiamo così il racconto di una Laura adolescente che vende baci ai compagni di scuola sfigati per comprarsi gioielli di bigiotteria e riviste di gossip, seguiamo la sua trasformazione in reginetta di bellezza e poi in stellina dei reality protetta da un politico potente. Ma a che prezzo?
<<Per capire il personaggio di Laura – continua – ho soprattutto ascoltato. In primo luogo ho ascoltato l’interprete, seguendola nel suo percorso, nel lavoro di disegnare il ritratto vivo di una donna così diversa da lei. Accompagnandola attraverso ben due cambi totali di registro dei quali il primo è molto forte e il secondo doveva esserlo ancora di più. La terza Laura è una donna che forse non esiste, o forse sì, che sembra arrivare quasi dall’aldilà, non lo sapremo mai>>.
E in fondo poco importa. Perché ciò che tiene col fiato sospeso, incollati alla sedia fino all’ultimo respiro, è proprio la corsa di questa incredibile (eppure credibilissima) parabola umana, qualunque sia la versione a cui scegliamo di credere.
<<Alcune signore – racconta l’interprete – mi hanno fermata alla fine dello spettacolo per dirmi che questo è uno spettacolo che tutte le ragazze dovrebbero vedere. Quelle che sognano la celebrità senza fare i conti con quello che spesso comporta. Per un’attrice interpretare Laura Prete rappresenta una sfida perché portarla in scena significa rappresentare in realtà tre personaggi. Da attrice all’inizio ho preferito la seconda Laura perché è quella che mi permette di misurarmi con emozioni molto forti. La prima mi è simpaticissima e sto imparando ad amarla. Per la terza parteggio – conclude – perché mi piace pensare che, non in quel modo, non arrivando a quegli estremi, ma si possa arrivare a governare la propria vita senza subirla, senza scivolare nel caos>>.
Da vedere. Fino al 15 luglio.
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