Siamo in Europa, alla fine degli anni ’20, prima della crisi economica. Il mondo è ancora en fête. Stanley Crawford è un geniale illusionista inglese che, sotto le mentite spoglie di Wei Ling Soo, incanta le platee di mezza Europa. Ma è anche un uomo cinico, pratico, nemico di qualsiasi sentimentalismo, lontano dall’idea che al mondo possa esistere qualcosa di magico e intangibile.

 

Un suo amico ed ex compagno di studi lo invita a seguirlo in una splendida dimora sulla Costa Azzurra per smascherare una sedicente medium, Sophie, che sta raggirando un’anziana e ricchissima vedova americana. Qui, tra passeggiate, corse in macchina, sedute spiritiche e provvidenziali acquazzoni estivi qualcosa di magico succederà davvero. Il caustico e raffinatissimo  Stanley  aprirà il suo cuore alla giovane e incolta Sophie e la mente alla possibilità che qualcosa di soprannaturale possa veramente celarsi nella realtà che ci circonda.

Con “Magic in the Moonlight” torna il Woody Allen più disimpegnato. E torna anche il  tema della magia e della divinazione, già affrontato con svagata ironia in altre pellicole. Il cast è come sempre perfetto con Colin Firth nei panni del cinico protagonista ed Emma Stone in quelli della deliziosa Sophie. Una menzione speciale per Eileen Atkins nei panni della zia Vanessa, la donna che ha cresciuto Stanley, e per Simon McBurney in quelli dell’amico-rivale dell’illusionista. Dialoghi divertenti, sottilmente pervasi  da quell’intelligente ironia che è da decenni il marchio di fabbrica di Allen. Incantevoli l’ambientazione e i costumi. “Magic in the Moonlight”  è una commedia frizzante come una flûte di champagne, scanzonata come  un passo di charleston, leggera come una pioggia estiva. E senza voler trasmettere grandi contenuti, vuole solo dirci che l’unica grande magia, in fondo, è l’Amore.

Gloria Bondi
Latest posts by Gloria Bondi (see all)