Un tappeto di foglie secche, una tavola imbandita tra pareti di vetro, come dentro un giardino d’inverno. Candele accese, l’autunno intorno. Personaggi noti alla nostra memoria. Storie di uomini, vite votate all’attesa e alla malinconia di giornate sempre uguali. Beyond Vanja è l’elaborazione drammaturgica della celebre opera di Anton Čechov che Antonello Antinolfi e il Teatro del Simposio propongono in questi giorni al Teatro Litta di Milano, nella sala La Cavallerizza, per la regia di Francesco Leschiera.

Obiettivo è quello di andare oltre il testo di Checov, senza tradirne l’essenza e senza snaturarne le atmosfere. <<Sperimentare – spiega il regista  – partendo dall’elaborazione drammaturgica che si concentra innanzitutto sulla sottrazione di alcuni personaggi principali. Questo non si traduce nella loro assenza, ma al contrario essi sono presenti nelle parole e nel pensiero degli altri. Desideriamo inoltre  proseguire il percorso intrapreso qualche anno fa, ossia quello di contaminare i nostri lavori con altre forme d’arte come la performance, l’installazione, il light design. In tale contesto la scelta del titolo Beyond Vanja, indica proprio questa necessità di andare oltre la semplice trasposizione del testo, cercando invece nuove forme di rappresentazione, il totale coinvolgimento dei sensi – ad esempio non solo la vista o l’udito, ma anche l’olfatto- senza mai tradire l’essenza delle atmosfere e delle tematiche>>.

Così il pubblico si dispone attorno ad una sorta di enorme lanterna magica per assistere al confronto tra psicologie e umanità diverse. Quella dello zia Vanja e del medico Astrov, stregati dall’indolente bellezza di Elena e distolti dalle occupazioni a cui erano soliti esser laboriosamente dediti. Quella di Sonja che soffre dell’indifferenza di Astrov e della sua bruttezza che la rende indesiderabile agli occhi del medico.  Elena, splendida e oziosa, inespugnabile preda che, come l’aristotelico motore immobile, fa ruotare intorno a sé i satelliti del desiderio e della sofferenza. Altro motore immobile (e invisibile) dell’azione è il professor Serebrjakov, che non vedremo mai, ma che sembra capace, esattamente come la sua bella e giovane moglie di provocare sentimenti d’odio (ma prima ancora di amore e quasi venerazione) nello stesso Vanja e in sua madre.

E’ quasi  un gioco di scacchi quello messo in scena da Leschiera, che raggiunge l’acme con la proposta del professore di vendere la tenuta, per poi  scivolare di nuovo verso la vita di sempre, fatta di lavoro, lavoro, lavoro, in attesa che il tempo rimargini le ferite. Una tragedia corale immersa in una cornice suggestiva, magica e dolente.

Buone le prove di tutti gli interpreti, ben calibrate a formare un insieme equilibrato ed efficace. In scena:  Sonia Bugarello, Ettore Di Stasio, Matteo Ippolito, Alessandro Macchi e Giulia Pes.

Fino al 27 novembre.

Gloria Bondi
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