Un testo attualissimo, immaginifico e visionario, profondamente ‘sudamericano’. Un’indagine sul tema dell’identità, anche sessuale, e sulla vita segreta delle persone… Appuntamento a Londra è una novità assoluta per il teatro, scritta da Mario Vargas Llosa – uno dei più apprezzati scrittori di fama mondiale – che anche in questo testo propone alcune delle suggestioni a lui più care.
La storia che racconta è un’acuta e profonda riflessione sul tema dell’identità e sulla vita segreta delle persone. Il testo è anche un’indagine sui valori dell’amicizia e dei sentimenti, su quel sottile filo che ci lega come esseri umani, come attrazione profonda dell’uomo per l’altro da sé. In scena al Teatro Della Cometa dal 9 al 28 febbraio per la regia di Maurizio Panici, lo spettacolo vedrà le interpretazioni di Pamela Villoresi e David Sebasti.
< – spiega Panici nelle note di regia – pienamente occupato, apparentemente felice, in una pausa tra un viaggio e una riunione di lavoro, viene sopraffatto da una inquietudine che mette in moto un viaggio soggettivo e interiore, fortemente onirico che lo pone di fronte a se stesso, alle sue fantasie più segrete, a un gioco di specchi e rifrazioni nel quale stenta a ri/trovarsi.
Le proiezioni fantastiche che affiorano dal profondo del suo essere, prepotenti e inarrestabili, attivano e generano un “altro” da sé, attrattivo e repulsivo, fortemente seduttivo. L’incontro pone l’uomo di fronte alla sua possibile altra identità: come un giano bifronte egli si specchia, “la sua vita segreta” esplode in una serie di variazioni possibili, tutte vengono esplorate, ri/vissute o ri/create.Lungo tutto il tempo dello spettacolo le “identità” si rincorrono, si fronteggiano fino a una soluzione possibile, sempre e comunque aperta. L’identità: è questo il tema centrale del testo. E quel complesso di pulsioni/emozioni sogni e comportamenti che formano nel corso della nostra vita quella che chiamiamo “personalità”, nel protagonista dello spettacolo trovano la più aperta delle rappresentazioni; le possibili vie, le diverse possibilità sono percorse con ansia e desiderio fino a una conclusione non banale, affascinante, temuta, desiderata. T. S. Eliot nei “Quattro quartetti” scrive: “… ciò che poteva essere e ciò che è stato/ tendono a un solo fine che è sempre presente./ Passi echeggiano nella memoria/lungo il corridoio che non prendemmo/verso la porta che non aprimmo mai/sul giardino delle rose…”
È in questo crinale, in questa zona di confine, che i protagonisti si muovono continuamente, in bilico tra un mondo reale e uno immaginario altrettanto concreto e vissuto con la stessa intensità della vita vera.Il testo di Vargas Llosa è un enigma, uno scandagliare la parte più profonda e nascosta di ogni essere umano: come egli stesso afferma “un argomento che mi ha sempre appassionato …la finzione e la vita, il ruolo che quella gioca in questa, la maniera con cui l’una e l’altra si alimentano e si confondono, si respingono e si completano in ogni destino individuale … e il palcoscenico è lo spazio privilegiato per rappresentare quella magia di cui è fatta anche la vita della gente: quell’altra vita che inventiamo perché non possiamo viverla davvero, ma solo sognarla grazie alle splendide bugie della finzione…>”.
Il nostro spettacolo è un gioco teatrale che si avvale anche di linguaggi complessi, immagini proiettate e percepite come fantasmi, che aiutano a rivelare scomode verità sepolte nel profondo del protagonista.
La scena è uno spazio concreto che continuamente apre a una serie di altre possibili visioni, creando così nello spettatore una vertigine, aiutandolo a rompere una visuale del quotidiano verso un altrove possibile, verso un mondo diverso da quello reale.
Le musiche originali sostengono questo progetto evocando altri mondi possibili, nostalgie e luoghi perduti, un giardino della memoria che mai risulta essere consolatorio.
La macchina teatrale asseconda e sostiene gli attori impegnati in questo difficile percorso al fine di aiutarli a creare e ri/creare continuamente quella complessità che risponde al nome di identità>.
Mario Vargas Llosa, invece, commenta così: <
Gullermo aveva ricevuto una chiamata da Esdras Parra, dopo molto tempo che non aveva più saputo nulla di lui. Gli aveva raccontato che viveva da qualche tempo a Londra e che voleva fargli visita nella sua casetta di Gloucester Road. “Ho avuto la sorpresa più straordinaria della mia vita”, mi ha detto Cabrera Infante.”L’Esdras Parra che mi ha suonato al campanello e che è entrato in casa mia non era più lo stesso, ma una signora in piena regola. Si era operato e aveva cambiato sesso, movenze, voce. Mi è costata molta fatica riconoscerlo…>>.
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