Lui è un trentottenne un po’ rozzo e sempliciotto dipendente dell’IKEA; lei è una maestra precaria poco più giovane. Sono loro due i protagonisti di Vattene amore, commedia scritta e diretta da Antonio Antonelli. Una storia minimalista che ha come tematica, si evince dal titolo, l’amore e le sue difficoltà nello “start-up”, come potremmo dire in termini “aziendalesi”. I due single, che abitano in due appartamenti sullo stesso pianerottolo di una palazzina che dà sulla Palmiro Togliatti (vialone nella periferia sud est di Roma) hanno avuto un abbozzo di storia miseramente naufragato che, a causa di un imprevisto, potrebbe rinascere. La coppia ipotizzata, in effetti, non è di quelle che nei presupposti lascerebbe ben sperare nella riuscita: lui è tutto “Maggica” e amici, mammone e papone; lei, invece, è la provinciale che tenta disperatamente di darsi una ripulita snob cercando con le sue amiche tutto ciò che è alternativo: dai mobili Feng-shui, alle serate di poesia pachistana, dalle vacanze al cibo slow-food. L’unico legame tra i due è l’amore per il karaoke e sarà proprio questa passione in comune a fare il miracolo… Una storia quindi che vira sul genere “commedia musicale” che regge, grazie anche alle capacità e alla verve degli attori protagonisti Fabrizio Giannini e Beatrice Fazi, collaudati ed eclettici in un genere che si attaglia perfettamente al loro repertorio. Un’ora e quaranta spassosa e leggera. Di questi tempi ce n’è bisogno. 

 

Piergiorgio Mori
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