Dopo un anno di interruzione torna a Roma (dal 25 dicembre all’8 gennaio) il Golden Circus Festival. Questa è la buona notizia per il circo italiano e soprattutto per colei che insieme alla sua famiglia incarna da decenni ormai la quintessenza del mondo circense italiano: la quattro volte ventenne Liana Orfei.
Signora Orfei, ripartiamo dalla battuta d’arresto dell’anno scorso: cosa è successo?
L’anno scorso è successo che la burocrazia ha interrotto un evento che insieme a Montecarlo e Parigi è uno dei momenti fondamentali del circuito circense mondiale. Una cosa allucinante. Quando sono stata a Montecarlo, invitata dalla famiglia Ranieri, non potevano credere a quanto dicessi e non solo loro ma tutti gli addetti ai lavori.
Una situazione politica difficile a Roma che ha influito quindi ancora una volta sulla vita del circo.
Basti dirle, a proposito di rapporto con la politica e la burocrazia, che dopo trentun anni ancora cerchiamo disperatamente una collocazione stabile per il nostro Teatro Tendastrisce. Sembravamo averla trovata a via Perlasca (zona della periferia est di Roma) ed ecco che adesso ci siamo dovuti di nuovo trasferire.
Quest’anno dove si terrà il festival?
Sempre a Roma, ovviamente, ma all’Ippodromo delle Capannelle in Via Appia Nuova n.1250, grazie a una cortesia della famiglia Bellucci. Questa insensibilità nei confronti del mondo del Circo da parte dell’amministrazione capitolina mi ferisce. In molte città italiana di rilievo, anche a Napoli, c’è un posto ufficiale dove poter realizzare spettacoli circensi. Solo a Roma non si riesce a fare ciò.
Qualcosa è cambiato con la nuova giunta?
Guardi, siamo ignorati. Sono mesi che chiediamo un appuntamento, ma non ci rispondono, è come se non esistessimo.
Veniamo alle cose belle ovvero allo spettacolo di quest’anno.
Ricordo sempre che il nostro non è un semplice spettacolo, ma un festival. Uno spettacolo è composto generalmente da numeri di giocolieri, animali, un’attrazione particolare e più numeri di esponenti della famiglia. Nel nostro caso invece abbiamo un festival mondiale con artisti che vengono da tutto il mondo: Russia, Ucraina, Olanda, Cina, Francia, Danimarca, Vietnam per dirne alcuni.
I numeri hanno un taglio prevalente, tipo “nouveau cirque”?
Non solo. Saranno numeri fedeli alla tradizione, ma anche alla strada, alle scuole. Ecco forse la novità di quest’anno è la strada con un numero di giovani ungheresi, i Top Four che presenteranno un numero di breakdance, qualcosa che non va ascritto alla tradizione pura del circo, ma che apre a una visione che è di contaminazione dei generi, strada che il Festival ha già intrapreso da anni.
Un modo anche per dire che il Circo, spettacolo più antico del mondo è anche sempre il primo a rinnovarsi
Giustissimo, il circo è un mondo puro, perché basato sulla meritocrazia e non sul nome. Se uno è bravo è bravo. Se non lo sei, non importa il nome, non puoi esibirti. Un mondo serio, fatto di sacrifici e di duro lavoro. In Italia purtroppo la parola circo è associata a qualcosa di dispregiativo, di caotico e confusionario, una cosa assurda e lontanissima dalla realtà. All’estero è tutta un’altra storia: il circo e il suo mondo godono di un rispetto qui inimmaginato. Me ne sono resa conto lavorando nei circhi più importanti d’Europa grazie anche al mio primo marito, Angelo Piccinelli, giocoliere di valore mondiale, allievo di Restelli. Fuori d’Italia le autorità avevano un rispetto per noi del circo che qui non ho mai trovato.
Per concludere, parliamo di futuro. Sua figlia e suo nipote sono coinvolti nel mondo del circo?
Certamente. Mia figlia Cristina si occupa della scuola che ha sede al Teatro Tendastrisce di via Perlasca, mentre mio nipote Riccardo è un ragazzo molto serio, un attuale, che vive la realtà dei suoi giorni ma riflessivo, responsabile e si sta facendo le ossa per un mondo che è sempre più complesso, ma per questo sempre più stimolante.
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