In uno squallido seminterrato senza uscite, due sicari, Ben e Gus, sono in attesa dell’ordine che dovrebbe loro arrivare attraverso un calapranzi. Man mano che il tempo passa l’attesa si fa estenuante e i due riempiono il tempo parlando tra loro. Sembra che tutto si svolga come sempre, un’azione di routine, fatta della solita attesa e della solita noia. Ci è chiaro solo che non conoscono la loro vittima.

Col passare del tempo, ecco che due dimensioni prendono forma su tutto: il fuori, misterioso, minaccioso e sconosciuto e il dentro, claustrofobico, sempre più carico di tensione, in attesa di un pericolo imminente.

Dal calapranzi arrivano oggetti e messaggi incomprensibili che non fanno altro che aumentare la tensione fino a sfociare in un violento diverbio tra i due.

Chi sarà la prossima vittima? Quale delle due dimensioni vincerà?

Corrado d’Elia torna nel “suo” Teatro Libero, per la prima volta non da direttore, e lo fa ambientando la stanza de Il Calapranzi proprio in un teatro, proprio a Teatro Libero, contribuendo così a far cadere ogni barriera tra finzione e realtà, tra spettacolo e vita reale. Ne nasce uno spettacolo denso, teso, privo di cadute, di impeccabile rigore, duro e straziante al tempo stesso, sempre in bilico tra realismo esasperato e tensione visionaria. Così vita e teatro si mischiano di continuo e la sensazione che lo spettatore vive è quella che questa non sia una recita, ma un assurdo, autentico spaccato di vita. A questo anche contribuisce l’omaggio emozionato di d’Elia:  lo spazio dove i due personaggi attendono, “vivono” e si muovono è lo stesso spazio che il regista, gli attori e il loro pubblico hanno “abitato” per 18 anni. Un appassionato, commovente saluto.

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di Harold Pinter, traduzione di Alessandra Serra, progetto e regia Corrado d’Elia, assistente alla regia Marco Brambilla, con Alessandro Castellucci e Francesco Maria Cordella.

Teatro Libero, Via Savona 10, Milano

Dal 19 aprile al 2 maggio 2016

Gloria Bondi
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