Un centinaio di coperchi circolari, recuperati da barili di petrolio e trattati per la scena, cospargono il pavimento di un un salotto anonimo. I personaggi della pièce si muovono sulla superficie delle proprie ostilità con naturalezza, senza rendersene conto.

“I creditori”, tratto dal testo di Strindberg per la regia di Luigi Guaineri, con Monica Faggiani, Fabio Banfo e Fabrizio Martorelli, mette in scena una macchina infernale: esibizione di una vendetta studiata, realizzata con precisione feroce e riscossa come un chirurgico recupero crediti fino all’atto finale.

Sospesa in una dimensione atemporale la storia racconta, con stile recitativo realistico, di un classico triangolo amoroso: il creditore, un giovane pittore in ascesa; il debitore, un vecchio professore in rovina; l’ex moglie di quest’ultimo, ora compagna del primo e inconsapevole strumento di ritorsione. Solo all’apparenza si tratta di un pezzo di teatro borghese, perché non è certo sulla verosimiglianza del luogo in cui accade la vicenda (una salotto di un albergo per villeggianti vista lago), né dei dialoghi o della situazione, che Strindberg costruisce questo atto unico sorprendente per ferocia, originalità e humor nero. In fondo quasi un pretesto per mettere in scena quello che l’autore ritiene essere la più peculiare forma di violenza che caratterizza l’uomo moderno: “la lotta dei cervelli”.

Questa forma di duello per il potere, infatti, non ha nulla da invidiare alla violenza fisica degli scontri barbarici dall’antichità: anche qui il più debole soccombe. Terreno d’elezione del conflitto è la femmina come genere contrapposto al maschio, la donna come corpo e trofeo, il femminile come espressione di un’intelligenza altra, che minaccia l’uomo.

Se qui i rapporti umani sono retti da gelosia, manipolazione, orgoglio, seduzione e desiderio di vendetta, sola certezza è che i conti devono tornare. Ed ecco che i Creditori sono tutti coloro che, alla fine, esigono il saldo. Alla base della concezione dell’uomo di Strindberg, vi sono le indagini della prima psicoanalisi, della psicologia, della filosofia nichilistica, del darwinismo… il mondo moderno nel suo stato nascente. La rivoluzione copernicana che ribalta e mina le certezze sull’essere umano. Quel che vien fuori è lo spaccato di uomini, che non hanno ”carattere”, in quanto l’uomo, nella concezione moderna all’alba del ‘900, è solo un assemblaggio di elementi disparati e privi di coerenza.

In prima assoluta al Teatro Libero di Milano dal 20 al 26 febbraio.

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Teatro Libero, Via Savona 10, Milano. biglietteria@teatrolibero.it. telefono: 02.8323126

www.teatrolibero.it

Gloria Bondi
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