Per ricordare la figura del drammaturgo Roberto Lerici, a vent’anni esatti dalla scomparsa, il Teatro Belli gli rende omaggio proponendo in prima assoluta un suo testo ancora inedito “Fammi ridere, Lilì”, già vincitore del Premio Nettuno 1986.
In un vecchio camerino polveroso e ingombro di vecchi vestiti, ricordi, libri e materiali di scena, si consuma la quotidiana tragi-commedia di Lili e Bernardo. Lei, ex stella del varietà, lui, suo compagno in scena e nella vita. Entrambi fanno i conti con il tempo che passa, il successo che non c’è più, i ricordi che fanno male e il desiderio di portare in scena un nuovo spettacolo che potrebbe concedere loro una rivincita sul tempo e sulla vita che se ne va. Ma nello spazio di quel non-luogo, la finzione si confonde con la realtà e le battute del copione scivolano in un nevrotico battibeccare che scandisce l’ultimo atto del loro rapporto, giunto forse alla fine, esattamente come la loro parabola artistica. In scena, Francesca Bianco e Andrea Buscemi, già protagonisti di diversi testi scritti da Roberto Lerici, che vengono accompagnati al pianoforte da Dino Mancino. La regia è curata da Carlo Emilio Lerici, figlio di Roberto, che in questi anni ha promosso numerose iniziative in ricordo di suo padre. Ultima, l’intitolazione di una strada del Comune di Roma, nel quartiere de La Storta. Gli spettacoli vengono preceduti dalla proiezione del documentario “Roberto Lerici: il vizio della sperimentazione” realizzato da Moreno Cerquetelli, giornalista del TG 3. In occasione delle rappresentazioni viene anche presentato il volume, pubblicato da Editori Riuniti, “A me gli occhi please e altre storie”, che raccoglie i materiali scritti da Roberto Lerici per Gigi Proietti nell’arco di oltre vent’anni di amicizia e collaborazione. Dal 6 all’11 marzo.
Gloria Bondi
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