Dedicato ai sognatori, ai pazzi, ai visionari. Agli illusi e agli esclusi. A quelli che credono ostinatamente nell’Amore e ancora si commuovono. A chi viene deriso e giudicato, ma non si arrende. Ai poeti e agli sconfitti, agli eroi dimenticati e ai vagabondi. A chi perde ma ancora si sente invincibile. A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà. A tutti i cavalieri erranti. In fondo, ai teatranti. Per loro Corrado D’Elia legge e rilegge l’amato Don Chisciotte di Miguel de Cervantes Saavedra.

Storia di un folle, idealista e visionario che parte lancia in resta per conquistare la gloria. Uno che vorrebbe morire combattendo, ma si spegnerà per una febbre impertinente e banale, sognando imprese mai vissute. In realtà la storia narrata da Cervantes è per D’Elia solo un punto di partenza, uno spunto, una intuizione per poi divagare sul tema del sogno, dell’immaginazione e del ricordo che la fantasia colora e il tempo non cancella. << In un tempo come il nostro – spiega –  così pragmatico, spesso così poco poetico e privo di slanci e ideali, parlare di Don Chisciotte vuol dire forse avere il coraggio e il desiderio di prendersi tutto il tempo che occorre per …. perdersi. Perdersi proprio come Don Chisciotte e Sancho Panza. Perdersi nelle pagine di Cervantes, nelle avventure da lui narrate, ma anche nelle nostre pagine interiori dove troviamo nascosto ciò che veramente ci piace, tra musiche e poesie, in una sequenza di gesti semplici o in una immagine. Perdersi senza tempo, senza nessuna ragione.  Perdersi … forse solo per ritrovarsi>>. Così ancora una volta, il D’Elia interprete e narratore ci prende per mano e ci conduce con sé, lungo strade su cui ci piace indugiare, senza fretta, tra immagini che sussurrano al nostro cuore, suggestioni, pensieri. Abbandonati alla corrente di un fiume di emozioni si rinuncia presto  a cercare un filo logico, un senso, una logica ferrea che ci rassicuri. La struttura del testo si disgrega. Resta la voce, la musica e la magia delle parole che sembrano piovere da quei libri bianchi sospesi nel nulla, come lanciati in aria da un folle giocoliere. Alla fine vince lui. Ci vince e ci incanta. Ben felici di esserci persi davvero. Al Teatro Belli di Roma fino al 13 maggio.

Gloria Bondi

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