La prima immagine è bellissima. Un bimbo e suo nonno –  il “Professore” –  che ascoltano il suono della neve che cade. Perché la neve ha una sua musica, bellissima, per chi la sa ascoltare. E di musica sarebbe stata piena la vita di quel bimbo, ancora inconsapevole. Ammesso che i bimbi lo siano, al di là di ciò che ci piace pensare.

Inizia così “Blind date per Claudio Abbado”. Non un vero spettacolo teatrale, ma piuttosto, come ama definirlo il suo autore e interprete, un’ orazione civile. Un omaggio a una delle più grandi figure del ‘900.

Il testo è di fatto una raccolta di pensieri e ricordi dello stesso Abbado, intervallati da splendidi brani musicali,  generosamente messi a disposizione dalla Sony. Mozart, Rossini, Berg, Brahms, Schumann. L’autore e interprete  Andrea Pedrinelli, diretto da Rossella Rapisarda,  racconta che quest’ opera  vide la luce nella settimana successiva alla scomparsa di Abbado. Nacque dallo sdegno di fronte alla scarsa rilevanza che le fonti di informazione istituzionali davano alla morte di una delle nostre grandi eccellenze. Ma nacque anche dalla commozione di fronte a quell’amore popolare che portò centinaia di persone a raccogliersi davanti alla Scala, in una fredda giornata di gennaio, per ascoltare musica proveniente da un teatro vuoto, in omaggio al maestro.

Grazie al paziente lavoro di selezione di Pedrinelli riviviamo le tappe della vita del grande direttore d’orchestra. La prima volta alla Scala, a sette anni, e la scoperta della musica, l’impegno politico e civile, la difesa della cultura, dei valori dell’insegnamento e della formazione. Abbado non fu un artista che si rinchiuse nella gabbia dorata della sua musica, ma fu un uomo animato da un reale senso civico che non rinunciò ad esprimere il suo pensiero su tutte le grandi istanze del suo tempo e non ebbe mai paura di essere “scomodo” o di andare controcorrente. Ha aperto la Scala a studenti e lavoratori, ma non ha avuto paura nemmeno di scagliarsi contro il dispotismo del regime comunista nell’Europa dell’Est, a seguito delle più violente repressioni.

Uno spirito libero che fino all’ultimo seppe imparare ed evolvere. Ammalato, disse di aver imparato dal suo male l’esercizio della pazienza, la comprensione di ciò che era veramente importante e l’attitudine ad una maggiore tranquillità. Perché “dove ci sono le nuvole, ci sono anche gli angeli”.

Bellissimo e importante.

Gloria Bondi
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