Quasi al termine della seconda guerra mondiale i francesi riuscirono miracolosamente ad evitare che le truppe tedesche espropriassero la preziosa collezione degli impressionisti del Jeu de Paume. Lottando con tutti i mezzi a disposizione – poco più che furbizia e tenacia – riuscirono ad  evitare la beffa. Si trattava di scongiurare non solo una perdita economica di incalcolabile valore ma anche, e soprattutto, un impoverimento drammatico del loro skyline culturale.

Oggi i vandali non hanno dita umane ma “la furbizia notturna del terremoto”.  Artquake è un docufilm sul terremoto ma il punto di vista, più che sulla sofferenza fisica degli uomini (pur inevitabilmente presente), è sulla sofferenza della perdita artistica.

Alle immagini rallentate della grande distruzione e della sofferenza umana, il documentario alterna quelle salvifiche di oggetti d’arte sottratti alle macerie e restaurati con pazienza e grande amore: un quadro, una scultura, una reliquia. Il tutto inframmezzato da interviste mai banali a figure di grande spessore dell’arco culturale e scientifico: Achille Bonito Oliva, Claudio Strinati, Sergio Fusetti, Emanuela Guidoboni, Francesco Doglioni e tanti altri.

Molte sono le regioni, depauperate dal proprio patrimonio culturale, che vengono ricordate dal documentario: Abruzzo, Emilia Romagna, Campania, Friuli, Veneto, Lazio, Sicilia, Umbria, Veneto. Una carrellata che va dal nord al sud passando per un centro colpito dai più recenti terremoti.

Paradossalmente, tuttavia, proprio nei luoghi dove il terremoto ha portato più distruzione, si sono poi aperti dei poli culturali di importanza internazionale che hanno prodotto afflussi notevoli di visitatori. Dopo la grande fuga, il grande ritorno. Pensiamo a Gibellina, in Sicilia dove all’opera distruttrice del terremoto è subentrata quell’immensa opera d’arte a cielo aperto del “Cretto del Burri”: una dimensione e un’ esperienza che occorre fare sul campo per assaporarne la tragica e inquietante bellezza.

Non poteva mancare, anzi poteva, ma così per foruna non è stato, una particolare citazione alla grande e benemerita intuizione di Lucio Amelio. Dopo il terribile terremoto che ha distrutto l’Irpinia, causando migliaia di vittime, questo gallerista ha invitato i più grandi artisti contemporanei a donare un’opera che descrivesse la loro idea di sofferenza per quanto accaduto. All’atto distruttivo per eccellenza si sono contrapposti così tanti atti creativi di estrema bellezza. Oggi è possibile ammirare l’intera collezione nella Reggia di Caserta.

Il filo conduttore del racconto è quello indissolubile tra uomini e arte, un filo che solo intrecciandosi restituisce il grado di civiltà di un popolo. Le opere d’arte testimoniano la ricchezza culturale dei luoghi e sono da sempre i punti di riferimento e di  ritrovo di una popolazione che si unisce (anche) grazie ad esse. Senza la sua arte un popolo è povero, spoglio, inevitabilmente poco interessante e meno unito. Occorre difenderla con le unghie e con i denti e, quindi, rendere omaggio alla silenziosa schiera di quanti – tra forze dell’ordine, restauratori, geologi, esperti di arte, ecc.  – giorno dopo giorno lavorano per salvare il nostro grande patrimonio artistico.


“Artquake”, prodotto da Tiwi Sky Arte hd con il sostegno della Regione Emilia Romagna film commission. Regia: Andrea Calderone; Montaggio: Valentina Giordano, Andrea Calderone; Autrici: Elisabetta Saveroni, Maria Teresa Grillo