Al Teatro Cometa off (Roma) dal 16 al 28 ottobre 2012 ore 21 INUTILMENTEFIGA è colei che è cresciuta tra miti del ’68 e favole di Walt Disney… rimanendone sentimentalmente traumatizzata. Oltre al figlio, è il cellulare il suo unico vero compagno, la sua ossessione! Lo spettacolo racconta la condizione di molte donne di oggi, intorno ai quarant’anni, quasi sempre figlie di ex sessantottini, laureate, belle, con un buon lavoro, spesso separate con figli.

Sono donne intelligenti e sensibili… almeno così si vedono loro… e non capiscono, ma proprio non capiscono, perché non hanno un uomo! Oggi le donne sono spesso realizzate socialmente, colte, intelligenti e godono di una grande libertà, almeno apparente, di cui non sanno bene cosa farsene però, visto che è praticamente loro proibito godersi appieno la vita, senza rinunce, frustrazioni antiche, senza dover subire rapporti affettivi ricattatori, come quello con la madre-totem, o senza riuscire a liberarsi da una idealizzazione del padre, che le rende praticamente inavvicinabili per qualsiasi altro uomo, o dovendo sottostare a una società imbevuta di cattolicesimo e religione, per i quali la donna neanche esiste! Ecco, noi siamo cresciute in un ambiente di sinistra colto, ateo e militante, siamo figlie del ’68 e delle sue convinzioni, troppo spesso sbagliate e comunque strane, buffe e incomprensibili per chi, come noi, in quegli anni nasceva. Attraverso i diversi argomenti affrontati nel testo, allo spettatore non sarà difficile capire che certa cultura sessantottina e di sinistra ci ha rovinato la vita!
Il telefono cellulare è il co-protagonista e deus ex machina dello spettacolo; infatti, faranno da contrappunto al monologo le telefonate della madre e dell’amica della protagonista, nonché l’attesa angosciante di una risposta a un sms inviato all’inizio della rappresentazione. Gli argomenti trattati vanno dai rapporti affettivi familiari (educazione, traumi infantili, edipi vari) al problema del rapporto con gli uomini, con le amiche, con la società, con la politica o quel che ne resta. Dal punto di vista della recitazione si tratta di un one-woman-show, con una quarta parete che spesso crolla facendo intervenire il pubblico nell’azione.
Al centro della scena, un grande divano con grandi cuscini, eventualmente modulare (ovvero con seduta, spalliera e braccioli separati), che permetterà all’attrice una molteplicità di diversi utilizzi per ricreare la scena a seconda delle necessità. Dalla graticcia penderanno in modo apparentemente casuale, a diverse altezze, alcune gabbiette per uccelli all’interno delle quali sono imprigionati i bambolotti-feticcio dell’infanzia della protagonista: Big Jim, Barbie, Ken, Skipper, Cicciobello nero, il Principe Azzurro, Superman, Biancaneve, Topo Gigio, Pinocchio, Calimero…

Fonte: Uff. Stampa: Viola Sbragia

 

Stefano Polidori
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