Al Teatro Parioli di Roma è in scena il racconto di un sogno di altre memorie…Tommaso Maestrelli, un uomo di altri tempi che ormai appartiene al mito, viene raccontato con grande sensibilità, stile e rispetto, grazie ad una sceneggiatura meravigliosa ideata dagli autori Roberto Bastanza e Pino Galeotti, per la regia di Giorgio Serafini Prosperi.

Siamo negli anni tristi della sua malattia, dopo il grande miracolo dello scudetto del ’74. La sua vita viene descritta con profondo sentimento, attraverso gli aneddoti ed i rapporti personali di chi lo aveva amato di un amore vero..i suoi prediletti Giorgio Chinaglia e Re Cecconi, magistralmente interpretati rispettivamente da Massimiliano Vado e Carlo Caprioli, così diversi nel carattere e nella personalità, quanto dannatamente simili nel sentimento e nell’amore che avevano verso il loro Padre nella vita. Tommaso Maestrelli resterà per sempre un icona di un calcio che non tornerà più…Il pallone fatto di cuore, passione, sentimenti, umanità, dove i sogni avevano un senso compiuto, dove l’unione della squadra e la passione potevano condurre oltre il possibile.

“I miei ragazzi”, così amava chiamarli Tommaso, come nel più bel copione di una commedia Pirandelliana, erano personaggi in cerca d’autore..Di qualcuno in grado di dar loro un senso compiuto, di valorizzarne le capacità tirando fuori il meglio del loro essere. Maestrelli è stato un regista straordinario, in grado di scrivere una sceneggiatura capolavoro, esaltando le potenzialità dei suoi attori.

Azzeccato il parallelismo con la vita privata. La figura della moglie Lina e dell’amico medico Ziaco, esprimono il lato umano del mito sportivo, le debolezze e le paure dell’uomo e della sua vita privata, il confronto con passato e la presa di coscienza che il calcio era la sua vita.

Il periodo lontano dal campo dovuto alla malattia lo faceva soffrire enormemente, la mancanza dei suoi ragazzi accresceva la sua malinconia.

L’impareggiabile Nello Mascia conta una straordinaria capacità di interpretare un personaggio che non ha mai amato la visibilità e la vita da protagonista, ci riesce gestendo un equilibrio emotivo perfetto che trasmette enorme emozione.

Il racconto dell’ultima partita del campionato a Como, il 16 maggio ‘76, sotto 0-2 nell’intervallo, sembra un romanzo a lieto fine..Le parole del Maestro durante l’intervallo colpiscono nel cuore i giocatori e gli regalano l’ultimo sogno..


 

Stefano Polidori
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