Una donna in una soffitta si confida con la sua migliore amica.È appena tornata a casa dopo tanti anni. Sembra felice. Ripassa i suoi ricordi ad uno ad uno,canta, suona il pianoforte.Cerca la verità dentro se stessa.Di verità ce n’è una sola.Ma per lei il mondo è un doppio dal quale non si scappa.

Dopo essere stato rappresentato a Santiago del Cile presso il Teatro della Universidad de Chile e la Casa Rodante ed essere arrivato finalista al concorso di drammaturgia “Per Voce Sola” 2014 presso il Teatro della Tosse di Genova, Quello che le donne non dicono di Fabio Banfo, spettacolo di ispirazione shakespeariana, viene presentato al Teatro Libero di Milano dal 21 al 26 marzo. Sul  palco Monica Faggiani e Debora Mancini.

Ho scritto un monologo partendo da un dialogo – scrive Fabio Banfo –  Immaginando l’impossibile incontro tra due personaggi femminili dell’universo shakespeariano: Lady Macbeth e Ofelia. La donna forte e algida contro la donna ingenua e fragile. Mi interessava parlare attraverso di loro della relazione delle donne con gli uomini, prendendo due punti di vista estremi, la donna vittima e la manipolatrice, la dominante e la soccombente. Sullo sfondo il dolore dei legami di sangue, la follia, il suicidio. Ma anche i sogni più infantili, i desideri, le piccole favole di cui si nutre un’esistenza.

Lady Macbeth e Ofelia e le loro storie vengono costantemente citati, attraverso il metodo della rilettura in chiave moderna e degradata, secondo il principio di scrittura seguito da T. S. Eliot nella Terra Desolata, così che laddove Ofelia impazzita cantava le sue lodi intrise di poesia, qui la protagonista canta accompagnandosi al pianoforte delle canzonette della tradizione popolare italiana, e in luogo degli stermini per la conquista del trono scozzese, abbiamo l’assurdo e in parte incosciente omicidio di una nonna gettata giù dalle scale.

Il monologo è nato dall’impasto di questa materia. È nata una donna. Che si racconta. Fino alla fine. Fino alle estreme conseguenze. Ad ascoltarla c’è la sua migliore amica. Solo lei potrà forse capirla… e, forse, perdonarla.

In scena due attrici a rappresentare la stessa donna, la stessa anima lacerata da una doppia personalità. Il tema del doppio è centrale nel testo e la regia lo ha declinato su due assi: quello della memoria (presente e passato) e quello del dialogo interiore (Lady Macbeth Vs Ofelia). Il pubblico vede la protagonista sdoppiata in due entità, che sembrano non incontrarsi mai, non arrivare mai a dialogare, una come fosse l’ombra dell’altra, l’altra come fosse l’eco della voce della prima. Il finale non potrà che essere l’incontro/scontro di queste due parti, per arrivare, forse, ad una possibile pace, ad un possibile equilibrio, nel silenzio, e nella verità.

Uno spettacolo in cui si ride e si piange, in cui si cantano vecchi successi di Sanremo, dove il rapporto delle donne con gli uomini viene sviscerato in tutte le sue diverse declinazioni: il primo amore, la prima volta, il rapporto con il padre, con le altre donne, le età di passaggio, il matrimonio, la maternità, fino alla fede e al rapporto d’amore con il Cristo, in modo poetico e lucido, a volte comico a volte crudele, per raccontare, attraverso la storia di una sola donna, i dolori di tutte le donne.

Dopo la replica di venerdì 25 marzo si terrà un incontro dal titolo I due volti di una donna con la criminologa Cinzia Mammoliti, che approfondirà le tematiche affrontate nello spettacolo analizzando la psiche della protagonista interpretata da due attrici che ne incarnano le due diverse anime.

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Drammaturgia e regia Fabio Banfo

Con Monica Faggiani e Debora Mancini

Teatro Libero, Via Savona 10, Milano.

Dal 21 al 26 marzo

 

Gloria Bondi
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