Si apre il 16 ottobre, con una serata paradossale e graffiante, questa nuova stagione di Alta Luce Teatro. E si ragiona sul tema della menzogna da un’angolatura particolare, che è l’intersezione tra il cinema e il teatro.

Menoventi, tra le più apprezzate e portentose compagnie di ricerca del teatro italiano, realizza un congegno ad effetto con la complicità di un regista fuori dagli schemi come Daniele Ciprì. Con Perdere la faccia, Menoventi si muove su un terreno inedito di ricerca in cui sarà presentato un cortometraggio, differenti azioni teatrali e ambigue sorprese che non siamo – ancora – in grado di identificare: è proprio questo uno dei punti di forza di questo progetto interdisciplinare che ci parla di finzione e di inganno, sfuggendo a ogni tentativo di classificazione.

Già nell’introduzione, gli autori ci mettono in guardia sulla veridicità delle loro parole, citando lo scienziato Max Guyll: Un giorno tutte le idee in cui crediamo attualmente saranno sottoposte a revisione. Quello a cui crediamo, quindi, è per forza di cose non vero”.

Dobbiamo quindi credere alla presentazione di questo progetto? Sono dunque credibili le parole appena lette? Cosa resta di vero se tutto può essere sottoposto a revisione?

<<Il riferimento di base di quest’opera – si legge nelle note di regia – è rappresentato dagli studi di microsociologia di Erving Goffman, in particolare il concetto di identità individuale come risultato di un processo drammaturgico. “In quanto attore-individuo, la Persona è principalmente interessata alla costruzione di un’impressione convincente del raggiungimento di determinati standard morali; la reale tensione etica e il reale raggiungimento di una condotta coerente con tali standard assume invece una importanza minima” (tratto da “La vita quotidiana come rappresentazione”).

Per ottenere questo risultato, è necessaria per ogni individuo la costruzione di una “faccia” da presentare in qualsiasi rapporto sociale. In altre parole, il pensiero di Goffman teorizza una onnipresente recitazione, consapevole o meno, all’interno di qualsiasi relazione tra due o più soggetti. L’indagine di questo progetto si focalizza sul disvelamento del retroscena della rappresentazione quotidiana, il dietro le quinte che, palesandosi, permette di osservare l’individuo per quello che è: “un attore solitario intento a mettere in scena la sua rappresentazione”.

In scena: Consuelo Battiston, Alessandro Miele, Rita Felicetti.

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Alta Luce Teatro, Alzaia Naviglio Grande 192 – 20144 Milano

Info e prenotazioni: 348.7076093 – alt@altaluceteatro.com

 

Gloria Bondi
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