Parigi 1920. Il regno della bohème, dell’arte, della fame. L’epoca degli eccessi e degli amori disperati, gli anni di Brâncuși, Cézanne, Picasso, Kisling, Utrillo, Cocteau. Qui Amedeo Modigliani, livornese trapiantato nella Ville Lumiere, genio immenso, ma poverissimo e ancora quasi sconosciuto, vive il suo ultimo inverno. Il più duro. Il più freddo. Quello nel quale troverà la morte, a soli 35 anni. Lo seguirà, il giorno dopo, la compagna Jeanne Hébuterne, che, al nono mese di gravidanza, sceglierà di seguirlo suicidandosi.
Modì – L’ultimo inverno di Amedeo Modigliani è il musical che Gipo Gurrado ha scritto e diretto e che è andato in scena a Milano, la scorsa settimana e per pochissime repliche, al Teatro Leonardo.
Gli artisti – tutti bravi – della compagnia Odemà ci portano per mano nelle atmosfere di una Parigi che non esiste più. Cantano le storie sfortunate di artisti e muse, e intorno alla storia scellerata di Modì fanno rivivere figure indimenticabili e amate come Maurice Utrillo e la spregiudicata Kiki de Montparnasse.
Scene cupe come il cielo di Parigi in inverno. Vesti grigie come la fame e la povertà. Pochi lampi di luce come la veste candida di Jeanne e il turbante arancio di Kiki, quello con il quale il suo amante Man Ray la renderà immortale in uno degli scatti fotografici più famosi di sempre.
“Modì – spiega l’autore e regista – è un musical che non ha nulla a che vedere con tutti gli altri musical, così come Amedeo Modigliani è un artista che non ha nulla a che vedere con tutti gli altri artisti. Attraverso una partitura continua, fatta solo di canzoni, cerchiamo di immaginare e di raccontare il tormento di un esistenza in bilico tra l’urgenza di fare arte e la voglia di percorrere una vita normale, fatta di certezze, sentimenti e vicinanze. Ma Amedeo Modigliani non è riuscito a trovare questo filo sottile, si è fatto travolgere dalle mille luci della Parigi di inizio Novecento perdendosi tra alcool, eccessi e miseria, sempre alla ricerca di un riconoscimento che il destino non saprà regalargli. Noi cerchiamo di raccontare questa urgenza, mettendoci nei panni di chi cerca di fare arte, negli anni Dieci di un secolo, in una grande metropoli dalle mille luci. Perché la precarietà dell’arte è un modello che ritorna, in ogni epoca”.
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Autore, regia e musiche Gipo Gurrado – con Enrico Ballardini (Amedeo Modigliani), Federica Bognetti (Eugénie Garsin; un modella), Giulia D’Imperio (Kiki de Montparnasse), Davide Gorla (Léopold Zborowski), Lucia Invernizzi (una modella), Chiara Muscato (Jeanne Hébuterne), Ilaria Pastore (Laura Garsin; una modella), Daniele Turconi (Maurice Utrillo) – chitarre e contrabbasso Gipo Gurrado – pianoforte Mell Morcone – violoncello Saverio Gliozzi – batteria Mauro Sansone
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