Aokigahara, in Giappone, è una foresta sterminata e misteriosa, punteggiata dai cadaveri di uomini e donne in cerca di una “buona morte”. Il “luogo perfetto per morire” è anche la destinazione di Arthur (Matthew McConaughey), sconvolto dalla morte della moglie (Naomi Watts) e in preda a spaventosi sensi di colpa.
Ma quando sta inghiottendo, una per una, le pillole che lo uccideranno, scorge un giapponese (Ken Watanabe), ferito e barcollante, suicida pentito che sta cercando di ritrovare l’uscita. Nella tensione di aiutare lo sconosciuto, Arthur getta le pillole e si prodiga per rintracciare il sentiero che porta all’uscita. Ma non sarà così semplice come inizialmente aveva sperato. La ricerca del sentiero, la metafora di una ragione per tornare alla vita, sarà costellata di trappole e di insidie. La salvezza del giapponese è la nuova ragione di vita di Arthur che si prodigherà all’estremo per raggiungere questo scopo, caduta dopo caduta, ferita dopo ferita.
Il viaggio sarà anche l’occasione per Arthur di ripercorrere la tragedia familiare che lo aveva portato in Giappone. Lo aiuterà moltissimo in questa autoanalisi il misterioso giapponese che lo conforta e lo consola quando i sensi di colpa diventano insopportabili.
Un film coraggioso nel progetto. Da un lato un viaggio metaforico e dall’altro un viaggio in un rapporto di coppia precipitato, dopo il tradimento e l’alcolismo nella insofferenza reciproca. Purtroppo il progetto ha il grosso difetto di non essere mai tradotto cinematograficamente in un racconto credibile. E quando si sorride in occasione di scene che vorrebbero essere drammatiche, c’è solo da concludere che l’alchimia di mettere nello stesso calderone tanti ingredienti, non è riuscita. Peccato perché tema interessante e attori bravi avrebbero meritato un altro svolgimento.
Un film di Gus Van Sant. Con Matthew McConaughey, Naomi Watts, Ken Watanabe
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