Un cast stellare, un regista dall’inarrestabile fantasia, una surreale pirotecnia di personaggi, storie, eventi. Wes Anderson ci invita al Grand Budapest Hotel, labirintico, lussuosissimo albergo, incastonato tra i monti dell’immaginaria Zubrowka.

Coniugando ritmo serrato ed eccentrica eleganza, il regista texano ci conduce per mano in un inarrestabile viaggio nel tempo attraverso i fasti ormai perduti  del grande albergo e dei suoi ospiti. Gran cerimoniere è il consierge Monsieur Gustave, severo arbiter elegantiarum, garante di raffinatezza e servizio impeccabili, instancabile seduttore di attempate e ricchissime signore. Il  giovanissimo neo-assunto Zero è il suo involontario compagno di avventure, complice del suo mentore in una improbabile fuga attraverso un Paese ormai in guerra, al di là e al di qua di frontiere in perenne movimento. Anderson ci regala un film raffinato, nostalgico, elegantemente in bilico tra fiaba, giallo, commedia. Un film che diverte, all’insegna dell’assoluto disimpegno. Un raffinato gioco stilistico che a volte rischia di cadere nella maniera, ma sottende anche contenuti di maggior spessore: l’arroganza del potere, l’instabilità politica, la difficile condizione degli immigrati.

Il cast, come si diceva, è affollatissimo e sorprendente. Su tutti spiccano Ralph Fiennes nei panni di Monsieur Gustave e Tony Revolori in quelli di Zero. E poi ancora Murray Abrahan, Adrien Brody, Willem Defoe, Jude Law, Harvey Keitel, Bill Murray, Edward Norton, Lea Seydoux, Tilda Swinton, Owen Wilson, Mathieu Amairic,  Jeff Goldblum, Saoirse Ronan, Tom Wilkinson, Jason Schwartzman. Tutti bravi nello stare al gioco di Anderson e nel divertirci senza prendersi troppo sul serio.

Piacevole.

Gloria Bondi
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