Dal 13 al 25 marzo al teatro Sala Umberto di Roma va in scena La storia di Edmound Kean, la quale appartiene non solo alla grande letteratura ma, teatro nel teatro.
Grandissimo percorso culturale che racconta e fotografa la complessità di un personaggio, vissuto durante l’epoca elisabettiana, il cui talento teatrale si consuma dietro ad una vita che conoscerà povertà e ricchezza, fame e notorietà, privazioni, morte, amore, dissolutezza, ricchezza, iperboliche salite e verticali discese, solitudine.
Kean è stato il personaggio per eccellenza, appannaggio solo di grandi attori come Gassman, Proietti, Zanetti, Ben Kigsley che lo hanno affrontato nella loro maturità professionale proprio per la difficoltà della resa scenica. Kean esce dalla propria vita per entrare, con il medesimo coinvolgimento, nei personaggi shakespeariani, sovrapponendosi ad essi, confondendo i piani di recitazione e di realtà.
Questo testo, scritto appositamente per Giuseppe Pambieri e Lia Tanzi aggiunge nuovi piani culturali, trasformando uno dei monologhi più celebri, in uno spettacolo in cui i personaggi femminili di Kean, che si alternano tra i fantasmi dei ricordi, la realtà della moglie, i continui avvicendarsi di amori libertini e sfrenati, prendono vita grazie ad una drammaturgia nuova e di grande spessore.
Nello spettacolo Kean è concepito come un mostro, un uomo sfrenatamente ambizioso, perennemente alla ricerca di una fama immediata, un uomo convinto in modo paranoico che tutti cospirino contro di lui, un megalomane che non permette a nessuno di splendergli accanto, un uomo sinistro, un vulcano di rancore accumulato, un temporale di veleno, un torrente di bile: un uomo con una spinta incontenibile all’autodistruzione che già a trent’ anni si è completamente consumato. Si, Kean è un mostro, abbrutito dall’ alcool e sifilitico. Ma Kean è il primo grande attore romantico e l’ insuperabile interprete di Shakespeare. Tutto lo spettacolo oscilla tra il suo carattere e quello dei personaggi che interpreta sulla scena, temprati dalle esperienze della sua vita. Le sue ambizioni rieccheggiano nel Riccardo Terzo. La sua misantropia sempre più profonda evoca Coriolano e Timone. Quando la sua mente è sconvolta si trasforma in Re Lear. L’addio di Otello: “Addio per sempre, pace dell’anima mia, addio felicità del cuore!” è visto come la chiave per comprendere la sua vera personalità. Per Kean non c’è tranquillità ne appagamento. Nell’addio mette a nudo la sua anima tormentata.
FONTE: Ufficio Stampa Silvia Signorelli
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