Dal romanzo del premio nobel Josè Saramago “Cecità”, la regista e drammaturga Tenerezza Fattore porta in scena al Teatro Piccolo Eliseo dal 29 giugno al 4 luglio in anteprima nazionale, un progetto simbolico-allegorico che, sullo sfondo di una critica sociale, abbraccia la tematica della responsabilità personale.
Oggi, in una qualunque città, si sviluppa un’epidemia di cecità che costringe la vista in un “candore luminoso”; il contagio si diffonde rapidamente colpendo tutta la nazione. I primi malati vengono rinchiusi in un ex manicomio e tenuti sotto la minaccia delle armi.  In questa situazione in cui i ciechi (30 attori in scena) sono costretti a vivere nel più bieco abrutimento, scoppia ogni tipo di violenza e sopraffazione,  viene scardinata qualunque regola morale e possibilità di vita civile. Una donna rimasta miracolosamente immune si fa comunque internare per restare vicina al marito. Il suo gesto d’amore diventa così la possibilità di restituire a tutti  gli altri uomini una speranza collettiva.

Lo spettacolo prodotto da Cassiopea teatro-sperimentazione non risparmia atti di coinvolgimento fisico vero e proprio. Un lavoro che si propone come un’esperienza profonda, emotivamente estrema.

 ” CECITA’ “- IL ROMANZO (1995)

• Un terribile contagio

In una società immaginaria, si sviluppa un’epidemia di cecità, un “mal  bianco” che avvolge le sue vittime in un candore luminoso, simile ad un mare di latte; la strana malattia si propaga per contagio e in breve tempo colpisce progressivamente tutta la città e l’intero paese.

I contagiati vengono rinchiusi in un ex manicomio, minacciati con le armi e costretti a vivere nel più totale abrutimento da coloro che non sono stati ancora contagiati. Tra i disperati scoppia ogni forma di violenza, per sopraffare o soltanto per sopravvivere, in una oscurità che sembra coprire ogni regola morale e ogni progetto di vita. Ma una donna, rimasta miracolosamente immune dalla malattia, si finge cieca per farsi internare e stare vicina al marito. Così, un gesto d’amore

individuale, diventa la possibilità di restituire a tutti gli altri uomini una speranza collettiva. Toccherà a lei, che ha ancora occhi per vedere,assumersi la responsabilità della cecità altrui e inventare un itinerario d isalvezza, recuperando le ragioni di una solidale pietà.

Josè Saramago, scrittore, poeta e critico letterario portoghese è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1998.

 

L’ADATTAMENTO TEATRALE

• La cecità del corpo e dello spirito

Dalle pagine avvincenti del romanzo di Saramago nasce l’idea di una drammaturgia teatrale

simbolica-allegorica che, sullo sfondo della critica sociale abbraccia la tematica della responsabilità personale, offrendo un’immagine “corporea” alla fantasia del lettore. Musiche e immagini completano il quadro del dramma, aprendo squarci anche sul mondo onirico dei protagonisti, come a dare forma ad uno dei più grandi incubi dell’inconscio collettivo. I personaggi restano anonimi, il luogo indefinito, il dialogo frammentato e simbolico come nel romanzo. Dice il personaggio della vedente nel secondo atto:

LA MOGLIE DEL MEDICO (le lacrime le scorrono copiose)

 La cecità è anche questo, vivere in un mondo dove non c’è

più speranza… Neanche abbiamo pensato a

dirci come ci chiamiamo… E a cosa ci

sarebbero serviti i nomi… nessun cane ne

riconosce un altro dal nome che gli hanno

imposto… è dall’odore che identifica o si fa

identificare… noi, qui, siamo come un’altra

razza di cani… ci conosciamo dal modo di

abbaiare, di parlare… il resto non conta…

Diversamente dal romanzo, che nella seconda parte spazia, errando nella società desolata, la pièce teatrale ho voluto privilegiare commenta Tenerezza Fattore,  la prima parte, racchiudendosi negli interni dell’ex manicomio, in cui i contagiati, convivono, costretti e dimenticati. Lo spazio scenico, ammasso di corpi sporchi e stoltamente disinibiti, si modella nei tratti di una micro-società impazzita, a contatto con i bisogni primari,dimentica di sé e degli antichi valori, perduta nel terribile mondo delle ombre, sprofondata nella notte dell’etica. I ciechi erano ciechi anche prima, e non lo sapevano. Paradossalmente, è proprio il mondo delle ombre a rivelare molte cose sul mondo di chi credeva di vedere.

IL MEDICO

 La paura acceca.

UNA SEMPLICE CIECA

Parole giuste. Eravamo già ciechi nel momento

in cui lo siamo diventati. La paura ci ha

accecato; la paura ci manterrà ciechi.

La drammaturgia teatrale lascia volutamente fuori il finale di Saramago, in cui uno alla volta tutti i personaggi tornano a vedere. L’azione clou si posiziona nel grande, terribile incendio che costringe i ciechi a lanciarsi fuori dal locale sfidando le armi degli aguzzini, per sfuggire alla morte certa. Ma scoprono che tutto il resto della città è ormai cieco e che da un pezzo non ci sono più aguzzini.

Quell’esperienza estrema è anche l’ultima occasione per confrontarsi con le domande ultime sul destino dell’uomo, malato di egoismo e di violenza, e sulle vie di un possibile riscatto. Qui il personaggio della vedente – che simboleggia la responsabilità personale – trova il suo picco più alto.

Il rimando ai Quattro Elementi, come da tradizione di Cassiopea si ritrova prima nella Terracontatto con la realtà (che va scavata per sotterrare i morti), poi nell’Aria-sentimento (anelata dai ciechi ammassati che si fanno uccidere per un sorso di aria fesca), poi nel Fuoco-rabbia (l’incendio devastatore) e infine nell’Acqua. L’apice poetico viene infatti individuato nel lavaggio purificatore dei sopravvissuti, che vengono colti da una pioggia benevola, mentre si apprestano ad iniziare la loro nuova vita da ciechi.

IL LAVORO DEGLI ATTORI

• La paura nell’inconscio collettivo

Il laboratorio di studio e di sperimentazione sull’opera drammaturgica, per la straordinarietà del territorio interpretativo (gli attori in scena sono tutti ciechi) e della situazione (i ciechi, rinchiusi e ammassati nella stessa stanza, vivono emozioni collettive quali il terrore, la nostalgia, la sottomissione, la fame) offre un percorso attoriale a largo spettro, e suggerisce di porre, fianco a fianco, gli ancor vivi “sistemi” tradizionali di lavoro sull’attore, la più innovativa forma di lavoro sul corpo scenico e una suggestiva ricerca sui modi di trasferire al pubblico il mondo emotivo acquisito, liberando i canali di comunicazione conscia e mirando alla suggestione dell’inconscio collettivo su quanto potrebbe essere di là da venire… Ai fini della catarsi emotiva, lo spettacolo entra ed esce dal qui ed ora degli spettatori, non risparmiando atti di coinvolgimento fisico vero e proprio. Un lavoro che si propone come un’esperienza profonda, emotivamente estrema, scoprendosi via via carica di contenuti sociali e poetici.


In Scena al Teatro Piccolo Eliseo Patroni Griffi (via Nazionale 183)

dal 29 giugno al 4 luglio.

Orario spettacoli: dal martedì al sabato ore 21- domenica ore 18.

Biglietti intero euro 22,00 ridotto euro 16,00.

Per informazioni e prenotazioni:

tel.06/5580827 -340/3029448.

 www.cassiopeateatro.org


Cassiopea

Dal 29 giugno al 4 luglio 2010 CIECHI dal romanzo Cecità di Josè Saramago Adattamento e regia Tenerezza Fattore Con Valeria De Angelis, Dario Biancone, Riccardo Monitillo, Alberto Mosca, Giorgia Guerra, Andrea Murchio, Diana d’Angelo, Vanina Marini, Roberto Fazioli, Fabiano Danilo Vanella, Daniele Antonini, Giorgia Pordenoni, Giacomo Ferraù, Nicola De Santis, Luca Calone, Tiziano Mariani, Immacolata Mercadante, Claudio Nicolini e con la partecipazione degli allievi dell’Accademia Cassiopea, Filippo Andreetto, Elena Bernardo, Barbara Bianchi, Cristiano Caccamo, Chiara Casali, Giuseppina Loschiavo,  Chiara Postacchini, Arianna Saturni. Con l’amichevole contributo di Giulia Innocenzi, Movimento scenico Luca Ventura, Movimento coreografico Valeria Baresi 

Ufficio Stampa: Valeria Buffoni

Tel.06/60654876-347/4871566 valebuf@yahoo.it

 

teatro sperimentazione Presenta Al Teatro Piccolo Eliseo Patroni Griffi

Stefano Polidori
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