Nel libro della Genesi (11,4-9) si legge: “Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». Ma il Signore disse: «Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro».
Tredici attori in scena. I costumi che sono quasi un’uniforme. Compatti, all’inizio, come un coro greco. Osservano il pubblico sfilando in una ronda lenta. Gli occhi misteriosi di identità non ancora rivelate. Poi, uno alla volta, o in gruppi di due o tre, essi prendono vita, conquistano la scena. Basta aggiungere un dettaglio, un accessorio colorato e il coreuta rivela il personaggio, lo espone, lo presenta. Lo interpreta. Un concerto armonico di parole, mani che si tendono e afferrano. Corpi che si abbracciano, piedi che danzano, bocche che gridano, sussurrano o cantano.
“Cronache dalla vita” è lo spettacolo ideato e diretto, con grande amore ed evidente talento, da Andrea Failla. Il lavoro nasce dalla scelta di testi teatrali e letterari (da Alda Merini e Natalia Ginzburg a Checov, da Molière a James Joyce, fino ai nostri contemporanei Franca Rame, Alessandro Baricco, Stefano Benni ed Eric Bogosian), elaborati attraverso un lavoro di improvvisazioni collettive. “Così – spiega il regista – abbiamo dato forma a questo spettacolo costituito da quadri e da monologhi che si susseguono uno dopo l’altro. Cronache dalla vita è un meticoloso lavoro artigianale di costruzione ed è al tempo stesso uno specchio deformato attraverso il quale diamo vita ad una riflessione sulla nostra condizione di uomini e di donne grazie ad un rimando di testi poetici tratti da grandi autori e poeti”.
E allora, sotto i nostri occhi prendono vita storie che raccontano l’uomo così come è. Magnifico e mostruoso, capace di violenza e inganno, ma splendido nell’Amore e nella tenerezza. In grado di ferire e giudicare i propri simili, ma anche di difenderli e averne cura. Un sentire antico, vibrazioni ancestrali, ma anche drammi assolutamente contemporanei: la mancanza di lavoro, la manipolazione dei media, l’assenza di ammortizzatori sociali, le nostre contorte dinamiche umane e professionali.
In sostanza ciò a cui assistiamo è “un cortocircuito che ci pone indifesi davanti alle contraddizioni interne ed esterne che viviamo, condizione indispensabile per aprirci ad un confronto – continua Andrea Failla – Il lavoro drammaturgico che abbiamo intrapreso si è sviluppato a partire da queste riflessioni con l’intento di non dare risposte ma fornire interrogativi. In alcune scene le parole possono sembrare forti, anche perché sono parole vere pronunciate da politici in ambiti istituzionali”.
In scena tredici attori bravissimi nel condurci attraverso tanti cambi di atmosfere e registri, tenendo teso un fil rouge fatto di sguardi, gesti e parole sul quale camminiamo, noi con loro, dall’inizio alla fine. Una menzione speciale e meritata per tutti: Maria Aldrovandi, Maria Grazia Asti, Giusi Carnimeo, Paola Corsini, Davide Cottarelli, Vittorio Gatta, Martina Gaslini, Franco Lombardi, Greta Podestà, Marina Rancati, Agnese Salvatore, Laura Savini, Maria Sofia.
Al Circolo Arci Shantideva di Milano il 27 e il 28 giugno.
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Photo credits: Catilina Sherman
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