Che dire? Se volete spendere i vostri soldi senza timore di buttarli, andate a vedere uno spettacolo di Grazia Scuccimarra: si ride e si pensa. Perché quando l’umorismo è tale, una cosa non esclude l’altra. L’ultimo spettacolo, Chiedo i danni, andato in scena al Teatro dei Satiri, tra novembre e dicembre a Roma, ma in programma in molti teatri della Penisola, è la conferma delle straordinari doti di one woman show di questa signora “straordinariamente” normale che dagli anni ottanta sforna uno spettacolo a stagione (un po’ come Woody Allen) creando attorno a sé un gruppo di aficionados in costante e inesorabile crescita. Quest’anno sotto l’implacabile e graffiante satira della Scuccimarra finiscono i costumi e i cambiamenti che in queste stagioni hanno segnato un solco inseparabile tra i vecchi e i giovani, con una politica, però, che è riuscita a fare qualcosa di incredibile: riconciliarli nella delusione dei tempi presenti. Questa analisi tuttavia si fa umorismo sapido e irrefrenabile nella sequenza incontenibile di battute che per un’ora e quaranta scacciano malinconie e rendono la vita meno pesante. Questo è il merito della Scuccimarra. Vi pare poco?
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