Dal 6 al 17 febbraio andrà in scena in uno degli spazi più suggestivi di Roma, il Teatro SalaUno,  con la regia di Giuseppe Venetucci, Sotto il cielo   di Gianni Guardigli, che affronta il dramma della guerra. “Un excursus” in diversi paesi colpiti dai conflitti, attraverso diverse opere del drammaturgo forlivese.

Ci sono continuamente stragi nel nostro pianeta che non riesce o non vuole trovare pace;  sono sempre esistite, da quando  è comparso sulla terra l’essere umano. Guerre di territorio, guerre di religioni, di dominio, di secessione,  guerre economiche.

La guerra genera migliaia e migliaia di vittime innocenti, anche attraverso “le bombe intelligenti”, crea disperazione, miseria, distruzione e soprattutto paura… paura del nostro domani.

I conflitti ci indeboliscono, ci umiliano, ci riducono a brandelli nel corpo e nello spirito,  non ci sono mai dei veri vincitori…. Siamo tutti sconfitti, dalla rabbia, dall’odio, dal potere, dal dolore, e dalle gravi conseguenze che generano i disastri umani.

Note dell’autore

Se ci alziamo in volo per avere la possibilità di diventare spettatori dei destini umani nell’intero arco del secolo ventesimo, l’ultimo del secondo millennio, abbassando lo sguardo, cercando di trovare segni importanti nel panorama che si staglia sotto i nostri occhi, troveremo spesso ammassi di macerie. Poi troveremo gruppi di persone sbandate, un’umanità vacillante che tenta di aggrapparsi alla vita fra una catastrofe e l’altra. Questo potrebbe essere un quadro possibile del secolo scorso, volendo tentare un’analisi storica. Ma “Sotto il cielo” è un lavoro che non vuole fermarsi alla sola testimonianza storica. I testi che compongono questo complesso quadro sono: alcuni brani di “Tutte le notti”, altri brani da “La Disfatta”, “Sotto Berlino” e un estratto di “Boukra”. Quindi uno sguardo sul genocidio del popolo Armeno, avvenuto in Turchia nel periodo della Prima Guerra Mondiale, gli ultimi giorni del rogo di Berlino nel 1945 e l’espropriazione dai territori degli Arabi di Palestina appena dopo la Seconda Guerra Mondiale. I personaggi che compongono questo grande affresco sono disegnati con i colori dell’intimo sentire, del particolare che vince sul generale, con il sangue e l’anima dell’essere umano consapevole della sua piccolezza di fronte ai disegni troppo grandi della storia e ancora ai disegni imperscrutabili di Dio. Ma, anche se Dio sembra non ascoltare i suoi figli, i suoi figli non possono non implorarlo, non possono non rivolgergli quelle domande che escono inevitabilmente dalla bocca dell’analfabeta e vengono scritte nelle pagine dei libri dei grandi filosofi.

Fonte: Ufficio Stampa Valeria Buffoni

Stefano Polidori
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