Deniz, un regista e scrittore turco inizia un romanzo i cui personaggi sono ispirati dalle persone che gli sono più vicine. Non riuscendo a terminarlo chiede aiuto ad un suo amico, editor di professione, Ohran, che ha ha lasciato Istanbul molti anni prima per”dimenticare” (se mai sia possibile) una straziante vicenda personale che lo ha inaridito umanamente e artisticamente. Cogliendo la palla al balzo, Ohran ritorna a Istanbul perché ormai i tempi dell’espiazione sono terminati e “chi vive troppo nel passato non riesce a vedere il presente”.
La Istanbul che lo circonda è lontana anni luce da quella che ricorda. Ma non è solo questo a sorprenderlo. I personaggi del libro di Deniz sono molto diversi da quelli che incontra in carne e ossa. Lo sorprende anche incontrare vivo uno dei personaggi che nel libro, invece, moriva.
Da queste consisderazioni nasce la scena topica del film: la lunghissima chiacchierata notturna ai piedi del Bosforo nel corso della quale Deniz e Ohran confrontano le loro opinioni e al termine della quale Deniz scompare. E’ qui che il film vira al “giallo”: che fine ha fatto Deniz? E’ stato ucciso? E’ andato via? Il film diventa improvviasamente metaforico e Deniz sparisce per diventare “il creatore” di un romanzo che deve ancora essere finito, e come tale non ha bisogno di materialità. Non si tratta quindi di una “scomparsa” ma di una trasformazione in una mente suprema, una mente “creatrice”. Deniz “scompare” perché abbandona la sua natura corporea per diventere un Dio Creatore a tutti gli effetti. Una entità invisibile che plasmerà i suoi personaggi a piacimento e li costringerà a muoversi nella gabbia della storia che verrà poi continuata e terminata dallo stesso Ohran.
Anche se Istanbul è evidentemente una delle protagoniste del film, resta sempre nello sfondo. Una Istanbul bella ma non bellissima, forse il regista avrebbe potuto diversificare gli skylines, che sono pochi e ripetuti. O forse è stata una scelta precisa per evitare un “film – cartolina” che non è mai stato l’obiettivo di questa fatica artistica. Quello che Ozpetek voleva sicuramente evidenziare – ma anche in questo il film è solo parzialmente riuscito, è la caotica situazione sociale, le tensioni che affiorano qua a la con l’apparire di manifestazioni di piazza, il minestrone di culture e di etnie diverse che convivono per lo più pacifiche nella città orientale più europea.
Un film formalmente impeccabile ma eccessivamente cerebrale e con qualche ermeticismo di troppo che ne appesantisce la lettura. Bravissimi gli attori, non conosciutissimi in Italia ma molto quotati all’estero.
Ci sono due battute in questo film che restano nel cuore. “Chi vive troppo nel passato non riesce a vedere il presente” l’altra è “Le separazioni sono per chi ama con gli occhi, chi ama col cuore non si separa mai”.
Regia di Ferzan Ozpetek. Un film con Halit Ergenç, Tuba Büyüküstün, Nejat Isler, Mehmet Günsür, Cigdem Onat, Serra Yilmaz. Titolo originale: Istanbul Kirmizisi. Genere Commedia – Italia, Turchia, 2017, durata 115 minuti.
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