Un lavoro che nasce da un’approfondita ricerca effettuata fra le centinaia di ragazzi che partecipano ogni anno ai laboratori teatrali organizzati da Mulino ad Arte, giovane compagnia torinese, per riflettere e approfondire temi urgenti come il bullismo, il massiccio utilizzo di alcool e sostanze stupefacenti, il terrore di non trovare la propria strada dopo la scuola, l’omofobia.
Per parlare di tali tematiche, Mulino ad Arte ha scelto come metafora lo sport, e in particolare il tennis, inteso come possibilità di riscatto e come mezzo per coltivare importanti valori, quali il rispetto per se stessi e per le regole, la disciplina e la dedizione. Il dropshop, o palla corta, nel gergo tennistico è il colpo che fa cadere la palla, con traiettoria smorzata, immediatamente al di là della rete. Il colpo serve quindi per spezzare gli equilibri di uno scambio. Chi lo esegue cerca una via di fuga da una serie di faticosi colpi da fondo campo. Ad essere raccontato è l’incontro tra Nino, un giovane bidello famoso nell’istituto scolastico per la sua riservatezza e ipovisione acuta e Jona, studente all’ultimo anno, pluriripetente e teppista, potenziale promessa del tennis nazionale. Le loro esistenze, apparentemente così diverse, si incontrano in un pomeriggio in cui la scuola è quasi deserta: il bidello aiuta Jona a scappare dai poliziotti nascondendolo in un’aula. Così i due giovani, apparentemente agli antipodi, si scoprono sempre più vicini, accomunati da storie, in qualche modo, simili. E specchiandosi nell’altro, prendono piena coscienza di se stessi.
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